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di Marino Ramingo Giusti

Preambolo

Nell’iniziare a tracciare un tentativo goffo ed impacciato di divulgazione dell’Anarchia, dico a me stesso: “Lo faccio perché occasione di mettere in discussione il mio essere Anarchico”. Poiché Anarchia non può essere oggi quel ch’era ieri, continuamente esposto agli stimoli infiniti di multiversi a cui dover reagire prontamente con una sola attenzione, ineludibile: immunizzarsi da ogni forma di Potere.

Ed essendo Potere anche ogni affermazione perentoria come quella che è la parola scritta e pubblicata – interpretabile per similitudine semantica come “tavola della legge”, come asserto non confutabile (volendo secondo impostazione di principio aristotelico in materia d’autorità intellettuale) – il compito sembrerebbe non poter esser svolto: autoinvestirsi di una tale “competenza in materia” non è il solo limite evidente e stridente con i principi fondanti del Pensiero Anarchico; lo è anche il fatto che non può esistere individuo Anarchico che possa conoscere (e tanto meno sintetizzare) le caotiche ed infinite sfaccettature, libere come scintille imprevedibili, del Movimento Anarchico complessivo.

Per questo chi è stato inizialmente contattato per questo compito intellettuale non ha potuto che rivolgersi ad altri compari affinché la stesura fosse collettiva durante le varie “puntate” del percorso filosofico, politico, umanistico.

ANARCHIA: UNA GALASSIA (LIBERA)

1. CRUDI MA SENZA CRUDELTÀ

Da circa 30 anni il movimento storico anarchico, che ha radici recenti nella fine del XIX secolo, ma origini culturali ben più ancestrali, è ridotto dai media, su dettatura delle magistrature o dei ministeri, a “galassia anarco-insurrezionalista”.

Tale definizione, apposta all’Anarchismo dallo Stato (quindi pari alla definizione che uno stalinista darebbe di un nazista, un romanista di un laziale, o viceversa, ben distante dalla definizione che si darebbe il soggetto giudicato, e ancor più distante da quel che dovrebbe essere una “definizione veritiera”), sommerge non solo l’Anarchismo Storico in assoluto (che travalica l’attualità, e dunque ovviamente ogni parziale forma attuale di “lotta anarchica”) ma anche gli stessi che finiscono per riconoscersi nella definizione suddetta (oltre che in parte averne dato spunto con la volontà certamente “insurrezionale” e il rivendicare tale intenzione che parte degli anarchici contemporanei vogliono mettere in atto, o mettono in atto con gesti spesso solo dimostrativi, senza ergersi però a “enti cosmici” o “galassie”, quantomeno…).

Per fare il verso a ciò a cui gli Anarchici sono “versus”, si è deciso di intitolare la serie di interventi sulla cultura e azione anarchica che ha qui inizio “Anarchia: una galassia (libera)”.

Perché in effetti pare spesso, agli Anarchici, di essere “di un’altra galassia”. Ancor più quando si viene definiti o giudicati: per gli inquirenti “galassia” starebbe a indicare una moltitudine di piccole cellule che ruotano attorno all’idea, differentemente da altri movimenti politici in cui gli “aderenti” formano spesso un unico blocco compatto. Gli Anarchici, si diceva, quando così definiti si sentono davvero “di un’altra galassia” poiché non si capacitano del fatto che lo Stato non riesca proprio a comprendere un concetto elementare: non partito, non movimento, non “cellule”, essendo l’Anarchia semplicemente fatta di Liberi Individui.

Non c’è altro da aggiungere, solo da comprendere.

Partiamo dunque dall’oggi, mentre dalla prossima puntata torneremo addirittura alle origini della Storia Umana.

Prima di tracciare una “Storia dell’Anarchia” è purtroppo necessario lucidare gli occhi dalla propaganda di regime che ha raccontato alle menti non critiche un “anarchismo” ben diverso dalla complessiva complessissima realtà.

Va quindi specificato l’assunto fondamentale dell’Anarchismo, che distingue inequivocabilmente l’Anarchismo dal Comunismo marxista-leninista, il quale machiavellicamente convinto che “il fine giustifichi i mezzi” usa la violenza come “pratica rivoluzionaria”: l’Anarchico non può fare della violenza un suo mezzo, poiché è egli stesso la vittima della violenza (dei regimi, come dei dogmi), e poiché il suo unico fine è la Liberazione dell’Umanità (intesa non come un plotone di uguali, ma come una ghirlanda di infinite diversità individuali). L’unica violenza concessa ad un Anarchico, oltre ovviamente alla legittima difesa, è il Tirannicidio, l’uccisione di un singolo Re, Imperatore, Despota, come atto estremo (e anche doloroso) per liberare dall’oppressione di uno solo le moltitudini.

Diversa è la “violenza verso le cose”, il Sabotaggio, o il cosiddetto “Luddismo”: la distruzione degli strumenti con cui l’oppressore attua la sua violenza contro gli individui e i popoli. Alcuni Anarchici scelgono di attuare con determinazione questa forma di lotta non-sanguinaria, e rivendicano con fierezza l’abbattimento di tralicci o di infrastrutture in orari e modalità che non possano nuocere a persone. Altra (gran) parte del Movimento Anarchico non attuerebbe mai simili gesta per una propria mitezza intrinseca, o ritenendole dimostrazioni non risolutorie e anzi dannose all’immagine dell’Ideale, o anche soltanto per timore delle conseguenze con le forze della repressione.

Mai sangue però dunque. Quello è già stato versato a tragici fiumi con i milioni di Anarchici uccisi in Spagna e Unione Sovietica nel primo ‘900, e poi via via incrementato dai tanti Sacco e Vanzetti, Pinelli, Baleno e Soledad, sino ai ragazzi del G8 di Genova. Quel sangue che è il bordo rosso della bandiera nera anarchica, bordo aggiunto al vessillo proprio dopo gli stermini spagnoli e sovietici, nel mentre la precedente bandiera nera veniva usurpata dal Benito ex-socialista, e ignorantissimamente ancora oggi impiegata dai suoi beceri seguaci.

Lo spunto ci proviene da notizia giornalistica del 19 dicembre: a Genova davanti a una caserma viene trovato un pacco sospetto; si pensa all’ordigno anarchico; poi sospiro di sollievo, era un panettone.

E invece provate a pensare se fosse stato davvero un “ordigno anarchico”, ovvero un “panettone anarchico”. Supponete che per 30 anni vi siate sentiti dire che piazzate bombe o inviate bombe a caserme, e che addirittura giovani vite siano siate spezzate o uccise o “suicidate” in carcere con l’imputazione di “dinamitardismo”, e non abbiate modo alcuno di confutare la Voce del Padrone, che scavalca ogni altra e si pone sempre come unica indiscutibile verità per quanto priva di fondamenti logici o di dimostrazioni. Potrebbe venirvi in mente di passare all’ironia, al pasquinismo romano, al Situazionismo, e andare a piazzare un pacco che sembri una bomba e contenga invece un dolce dono per il nemico. Il quale sudante paura invii il robot a prendere il pacco, e lo veda tornare a mo’ di robot-natale recapitandogli un panettone. Ferito mortalmente nell’orgoglio, ma incolume. Il dono a esorcizzare la violenza.

Ghandismo? Cristianesimo? Porgere guance? Pacifismo? Fiori nei cannoni? Panettoni nella rivoluzione? Ben oltre, molto oltre a tutto ciò: l’allegro tragicomico Caos celebrato da chi, anziché istericamente invocando “Ordine”, si abbandona al frattale, sapendolo fonte di vibrazione e di Vita. In una parola: l’Anarchia.

Il succitato esempio (immaginario) proviene da una pratica invece realissima che veniva portata avanti quotidianamente (compreso con parodie dei quotidiani mainstream: la leggendaria testata “Tuttosquat”) da gran parte degli Anarchici su territorio italiano degli Anni ’90.

Atto storico esemplare: nella Torino di quegli anni era vivissima una rete di luoghi occupati dagli Anarchici che avevano come origine (storica e culturale) El Paso.

El Paso riceve un mandato di SGOMBERO.

Al successivo Consiglio Comunale della Città di Torino, si presentano alcuni camerieri in alta livrea che portano con sé vari vassoi coperti, come da catering di qualità. Dicono che stanno consegnando un ordine per il buffet.

Vengono fatti entrare.

Si recano con solerzia nella Sala del Consiglio Comunale, la invadono, raggiungono il Sindaco, porgono il vassoio e alzano la campana protettiva, mostrando a tutti un pesce. Dicono ad alta voce: “Signore, lo SGOMBRO che ha ordinato”.

Il tutto, volendolo vedere, sta a dire: siamo crudi, resi tali sia dalle leggi stesse di Natura, e sia dalla violenza subita come sottoposti ad un Sistema disumano, e crudamente sappiamo e possiamo agire come “battaglioni”, ma non siamo crudeli (perché non possiamo esserli, fondandosi l’Anarchia sul solo amore per l’Uomo), quindi il battaglione è armato di fucili, ma che sparano acqua. Pum, sei morto, ho vinto. E smettila di fare il bambino capriccioso che vuole tutto lui, il bulletto violento, il principino, il paraculo, e libera gli altri bimbi che hai sottomesso alla tua prepotenza di figlio del capitalismo, o qualche volta il “pum” diventerà uno schiaffo, sonoro, di quelli che papà grande finanziere mondiale non ti ha mai dato. Uno schiaffo crudo, senza crudeltà.

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  1. Roberto Grosso 1 Febbraio 2023 at 23:30 - Reply

    Di difficile,.comprensione, la manifestazione “ludica” dell’:individuo anarchico, si erge oggi come simbolo contro il sistema di potere. Sarà vera gloria ?
    Cospito si sta facendo morire per il suo ideale, contro la massima repressione , il 41 bis. Ma viene strumentalizzato dallo stato repressivo come complice di mafiosi.
    Siamo al paradosso dell’assurdo.

    • dottor Ramingo 2 Febbraio 2023 at 00:56 - Reply

      Grazie per l’aver sottolineato l’assurdità inaudita della diffamazione “mafiosa” di un Anarchico attuata proprio da quello Stato del quale ben sappiamo le storicamente accertabili e fin troppo ovvie connivenze.

  2. Scarta Bagat 11 Febbraio 2023 at 18:30 - Reply

    La cosa che più manca a questo paese oggi è il dissenso, qualcuno che scenda in piazza, che rompa le balle ma anche le cose, che dia fastidio, che testimoni che il consenso non ha ancora vinto, che c è ancora una speranza;son rimasti solo gli anarchici a farlo. Io non so se Cospito sia un ingenuo o no, ma chi ha infilato gli anarchici in questa trappola temo riuscirà a raggiungere i suoi obiettivi,e mi dispiace molto.

  3. dottor Ramingo 12 Febbraio 2023 at 14:40 - Reply

    Grazie Scarta Bagat.
    Gli Anarchici sono storicamente scafatissimi al subire trappole e genocidi.
    Nelle Giornate della Memoria mai nessuno li ricorda, ci si ferma ai Rom e agli Omosessuali, oltre evidentemente agli Israeliti.
    Ma loro ricordano benissimo, nei loro stessi geni (non mutati da Rna, essendo impenetrabili dagli aghi di regimi sanitarii) hanno impressi secoli di violenze subite, di repressione sadica da parte dei Poteri di ogni sorta (Nazisti, Comunisti, “Democratici”).
    Il motto “Libertà o Morte” non è casuale, essendo le uniche possibilità che ad essi da sempre vengon date.
    Ma nessuna morte di Anarchico (che Alfredo non sia tra questi) può uccidere l’Anarchia, poiché essa è insita nella Specie, è la Natura stessa della Vita.
    Coraggio, Cumpari.

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