Comunicato Stampa
Due progetti di referendum, uno contro il costoso invio di armi italiane in Ucraina, e l’altro a tutela del Servizio sanitario nazionale pubblico vengono presentati in Corte di Cassazione questo giovedì 2 marzo. I due quesiti, sono redatti e sostenuti da professori ordinari in materie giuridiche come Ugo Mattei, Alessandro Somma, Marina Calamo Specchia, Anna Maria Poggi, Sergio Foà, Luca Nivarra, Paolo Cappellini, Maurizio Borghi, dal magistrato emerito di Cassazione Giuseppina Leo, da Geminello Preterossi e Pasquale De Sena, entrambi membri della Commissione DuPre, dagli economisti Guido Viale e Vladimiro Giacchè, e ancora da Carlo Freccero, Vauro Senesi, Moni Ovadia, Franco Cardini, Marco Guzzi, dall’ex ambasciatore Alberto Bradanini e dai giornalisti Manlio Dinucci, Germana Leoni e Marinella Correggia. Un fronte ampio, che mira a rappresentare il vasto dissenso nel Paese – testimoniato da tutti i recenti sondaggi – contro l’aumento delle spese militari e il parallelo degrado della sanità pubblica manifestatosi drammaticamente durante la pandemia.
Ingenti risorse pubbliche vengono oggi dirottate sulla produzione di armi letali invece di essere impiegate per riaffermare il diritto alla salute degli italiani, come prova l’ultimo DEF, Documento di Economia e Finanza del Governo, che prevede nel 2023 un aumento di 12 miliardi di euro per il budget della Difesa a fronte di una riduzione di 2 miliardi per le spese sanitarie pubbliche. Attraverso il referendum il popolo sovrano può resistere di fronte a queste decisioni palesemente inaccettabili. La politica, in sostanza, dimostra di ritenere prioritario l’acquisto di sistemi d’arma rispetto a garantire servizi pubblici indispensabili per la popolazione italiana (lo smantellamento del settore pubblico, tra l’altro, costituisce un’opportunità di profitto ingente per la sanità privata). Questa politica, che preferisce le armi alla salute pubblica, si riflette in atti aventi forza di legge che possono essere oggetto di referendum abrogativo. Il comitato referendario ha dunque ritagliato due quesiti semplici, idonei ad evidenziare questa connessione.
Un primo quesito, sulla salute bene comune, vuole limitare il conflitto di interesse fra privato e pubblico nella pianificazione sanitaria, facendo tesoro della lezione che la crisi Covid dovrebbe averci insegnato. Ai sensi della prima riforma neoliberale del Servizio Sanitario Nazionale (legge 502/92), al tavolo per l’annua programmazione sulle priorità di spesa non partecipano solo i rappresentanti delle istituzioni pubbliche, ma anche i privati. I privati hanno perciò ufficialmente voce in capitolo nella scelta delle priorità di investimento di quel quasi 7% del Pil investito nella nostra sanità. Non è un caso che a soffrire siano terapie intensive e medicina di prossimità, ambiti in cui i margini di profitto privato sono molto sottili rispetto ad altri settori convenzionati. Si tratta della solita logica dei servizi pubblici a gestione privatizzata con costi a carico della collettività e benefici a favore dei privati convenzionati. Il quesito referendario proposto è semplice, non fa che eliminare i privati dai soggetti protagonisti della programmazione sanitaria pubblica, e recita come segue:
Vuoi tu abrogare l’Art. 1 (Programmazione sanitaria nazionale e definizione dei livelli uniformi di assistenza), comma 13, D.lgs 502/1992 (Riordino della disciplina in materia sanitaria, a norma dell’articolo 1 della legge 23 ottobre 1992, n. 421 (GU n.305 del 30-12-1992 – Suppl. Ordinario n. 137) limitatamente alle parole “e privati e delle strutture private accreditate dal Servizio sanitario nazionale”?
Le risorse per rafforzare la sanità pubblica possono agevolmente rinvenirsi interrompendo la consegna di armi all’Ucraina. Tutti i partiti della presente legislatura e di quella precedente si sono schierati a favore dell’incremento di armi nel conflitto. Con il secondo quesito referendario, si tratta di abrogare la normativa eccezionale voluta dal Governo Draghi e poi prorogata dal Governo Meloni. Infatti, con il decreto legge n. 185 del 2022, convertito in legge n. 8 del 2023, è stata prorogata fino al 31 dicembre di quest’anno l’autorizzazione ad inviare mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore dell’Ucraina in barba all’Art. 11 della Costituzione (“L’Italia ripudia la guerra…”). Ne segue un quesito referendario lineare:
Vuoi tu che sia abrogato l’Art. 1 del DL 2 dicembre 2022 n. 185 (Disposizioni urgenti per la proroga dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina), convertito in legge n. 8 del 27 gennaio 2023: “È prorogata, fino al 31 dicembre 2023, previo atto di indirizzo delle Camere, l’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina, di cui all’articolo 2-bis del decreto-legge 25 febbraio 2022, n. 14, convertito, con modificazioni, dalla legge 5 aprile 2022, n. 28, nei termini e con le modalità ivi stabilite?”
Il Comitato Referendario esorta tutti i cittadini italiani che abbiano a cuore gli esseri umani e la loro salute a sostenere questa iniziativa.
Si tratta di un referendum che mette sui due piatti della bilancia da un parte la morte, la guerra e l’oscenità dei conflitti tra uomini e dall’altra l’investimento di risorse adeguate in politiche sanitarie pubbliche, a beneficio della salute collettiva e individuale di tutti i cittadini.
IL COMITATO REFERENDARIO
Per info e contatti tel. 3895734873 – anche Telegram e WhatsApp
grazie
Ottima iniziativa !
Come faccio a firmare?
Ringrazio il Comitato per l’ottima iniziativa !
Condivido pienamente
Per aiutare nella raccolta delle firme, scrivete o chiamate i recapiti che sono indicati in calce.
C’è bisogno di tutti noi per riuscire a eradicare la morte di uomini per mano di altri uomini e, al contempo, per riqualificare la nostra sanità pubblica.
Buon lavoro comune.
Perfetto! grazie a nome di tutti coloro che vogliono fermare la guerra
Un referendum simile è proposto anche da E. Pennetta: dovete unirvi, altrimenti il popolo viene diviso dalla doppia proposta ed entrambi i referendum rischiano di non passare!!!
Benissimo, ma non ho capito come posso iscrivermi e come firmare la petizione. Non posso però fare una donazione per sostenervi
Sono d’accordo con Alessandra. Dovete unirvi a Pennetta. Non possiamo rischiare un fallimento. L’argomento è troppo importante.
Bilanciamento perfetto!
Condividiamo i due referendum
Grazie
Gentili, dite bene. Tanto che abbiamo invitato Pennetta a unirsi a noi.
I quesiti di Generazioni Future sono già in Gazzetta Ufficiale:
https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-03-03&atto.codiceRedazionale=23A01448&elenco30giorni=false
https://www.gazzettaufficiale.it/atto/serie_generale/caricaDettaglioAtto/originario?atto.dataPubblicazioneGazzetta=2023-03-03&atto.codiceRedazionale=23A01449&elenco30giorni=false
D’accordo con Alessandra e Greta. I giorni passano e non appaiono articoli in cui si accenni all’unione delle due iniziative. Aspetto con ansia che ciò avvenga. E’ fondamentale per non confondere le persone!
Con un comunicato congiunto emesso a seguito di un incontro i comitati referendari “Ripudia la guerra” con portavoce Enzo Pennetta e “Generazioni future” del prof. Ugo Mattei sono giunti ad un’intesa di collaborazione in base alla quale verrà presentato un referendum unitario sulla guerra articolato sui quesiti rispettivamente proposti. In una nota firmata dagli stessi Enzo Pennetta ed Ugo Mattei si segnala che l’incontro si è svolto in un clima di massima collaborazione e condivisione di intenti, e presto verrà definito ogni dettaglio, circa l’organizzazione e lo svolgimento della raccolta delle firme.
Insieme al referendum (italiano) contro la guerra, è necessario a mio parere una iniziativa europea.
1. Bisogna lanciare una petizione istituzionale europea (ICE) all’Unione Europea per chiedere la rimozione delle sanzioni alla Russia imposte dal Consiglio Europeo. L’ICE può essere firmata in tutti i Paesi europei. E quindi può diventare uno strumento potentissimo per aggregare tutti i movimenti europei (che esistono!) contro la guerra.
2. Bisogna presentare un ricorso alla Corte di giustizia europea per ottenere la rimozione delle sanzioni alla Russia imposte dal Consiglio europeo.
I giuristi di Generazioni future potrebbero avere un ruolo strategico per presentare il ricorso
Io Costantini Massimiliano,da cittadino italiano dico no alla guerra e agli aiuti militari all’ucraina
LA SALUTE è LA PARTE PIù IMPORTANTE PER L’UOMO. NON BUTTIAMO UN’OCCASIONE
@
Spero solo che questa guerra finisca presto ottima iniziativa il referendum
Grazie
Grande iniziativa, condivido e conto di aiutare per la raccolta firme
bene, ottima iniziativa da condividere, grazie
tenetemi al corrente degli sviluppi, e del posto dove si potrà firmare
Sono d’accordo
dove firmare?
LA METÀ DEGLI ITALIANI HA SPID E PUÒ FIRMARE DIGITALMENTE PER I REFERENDUM
https://avanzamentodigitale.italia.it/it/progetto/spid
Potrebbe essere un’iniziativa giusta ma così risulta squilibrata.
Perché non c’è una parola nell’appello, ma nemmeno nei commenti, di richiesta di ritiro delle truppe russe dai territori ucraini occupati?
Durante la guerra in Vietnam nessun pacifista ha mai chiesto che l’URSS o la Cina non sostenesse i vietcong, anche con armi, le proteste erano dirette contro l’intervento militare USA…
favorevole, ma ho dubbi sulla tempistica per il quesito in merito all’interruzione di invio armi in Ucraina : ammesso che si raggiungano le 500.000 firme, che andranno poi controllate e verificate, entro quando verrebbe stabilita la data in cui andare a votare? si può ipotizzare che al massimo i primi di ottobre potrebbe essere stabilita la consultazione referendaria? E anche si raggiungesse il quorum, si abrogherebbe solo la “proroga al 31 dicembre 2023 dell’autorizzazione alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle Autorità governative dell’Ucraina”, cioè… il governo poi entro quanto tempo dovrebbe emanare la legge che abroga questa proproga? due-tre mesi? si andrebbe a finire a gennaio-febbraio 2024? dunque, a quel punto la proroga sarebbe di per sè già scaduta… e il governo non avrebbe comunque intoppi a promulgare nuove leggi per l’invio di nuove armi, limitandosi il quesito referendario ad abrogare una semplice proproga. Avremmo dimostrato sì che siamo contrari, ma la legge non ci aiuterebbe.