del Dott. Riccardo Romano
La questione divisoria della popolazione tra vaccino sì, vaccino no è mal posta. In effetti, alla base bisogna ricordare a chi lo ha dimenticato o a chi non lo ha mai saputo, che c’è una posizione netta della cultura mondiale democratica, a partire da quella greca antica, che poneva un distinguo della parola «vita» in due termini: Zoe e Bios. Zoe è la vita cruda che si distingue solo dalla morte, Bios è la vita con i suoi predicati legati, soprattutto, al benessere e alla salute. Ora, l’illuminata giurisdizione che ne derivava proibiva a qualsiasi potere statale, governativo, dispotico, di legiferare su Zoe. Questo principio è stato accolto nella Costituzione della Repubblica italiana. Sulle questioni di vita o di morte nessun potere può decidere obbligatoriamente nulla; sul sacro principio della assoluta e libera autodeterminazione sulla propria vita e morte. Questo è il principio in base al quale nessun potere sanitario può agire mancando l’assenso della persona. Quindi, non può esservi alcun obbligo vaccinale, pena porsi in altro assetto statale non più democratico. E non può esservi alcuna forma indiretta di obbligo vaccinale, come l’obbligatorietà del green-pass, il quale non può sussistere senza obbligo vaccinale.
Cosa diversa è la raccomandazione di vaccinarsi, posizione sacrosanta da parte di chi ritiene la vaccinazione una operazione sanitaria di base collettiva. La raccomandazione, tuttavia, in alcune occasioni ha assunto la veste di pubblicità inopportuna come a comunicarla attraverso la sofferenza di chi sta vivendo nel modo peggiore la malattia del Covid. Decisione sadica e crudele.
Non entro nel merito dei comportamenti vessatori nei confronti dei contrari da parte delle istituzioni sanitarie, ma da parte delle istituzioni politiche, sì. Scelgo di iniziare con il malaugurato intervento del Presidente del Consiglio, il quale, dinanzi a tutta l’Italia collegata televisivamente, disse che chi rifiuta il vaccino muore. La conseguenza di questa affermazione, che non ha alcuna base scientifica, in quanto scientificamente potrebbe capitare di contagiarsi con il virus, forse ammalarsi e nei casi più difficili e rari morire, è stata che l’indomani, improvvisamente, venti milioni di italiani si sono prenotati per fare il vaccino, non avendo quell’affermazione nulla di prescrittivo, ma di forte minaccia, sì.
La politica si è appropriata, attraverso una continua decretazione di un potere legislativo improprio, di decidere sulle libertà personali della popolazione, avvalendosi dello Stato di Emergenza, troppo facilmente rilasciato dal Parlamento. La politica ha esercitato una nefasta intromissione nel rapporto dei giovani con la scuola, costringendoli alla assurda distruttrice didattica a distanza e sebbene ci siano stati diversi allarmi pronunciati dagli insegnanti, dai pediatri, dagli psicologi, ancora si resiste a comprendere il danno inutile che è stato fatto a tutti i giovani di ogni età.
Dopodiché, per disturbare inutilmente ancora la Scuola, si decide di pressare obbligatoriamente gli insegnanti e gli alunni a vaccinarsi, mantenendosi il non obbligo del vaccino. La politica, e per politica non intendo soltanto l’esecutivo ma anche i partiti che sono stati spesso complici del governo, per via di decreti si è intromessa nel libero esercizio del lavoro di ogni tipo, creando danni incalcolabili e con decisioni alle volte veramente incomprensibili e persino ridicole.
È evidente che la politica, con il sostegno dei sanitari, ha scelto la via più facile e antica per affrontare l’epidemia. Stabilire la distanza e l’isolamento universale banale e balordo, costringendo i sanitari a rinchiudersi nei ghetti ospedalieri a rischio della vita, rinunciando ad attivare tutti i possibili presidii di cura attivi contro il virus che si producevano man mano
tra i medici e i ricercatori, e che hanno dimostrato di essere efficaci. Riflettiamo sul fatto che non abbiamo avuto nessun programma sanitario rinnovato per l’epidemia e degno di questo nome. Il danno maggiore comunque si è esercitato, non riconosciuto, sulla psiche delle persone fragili e impaurite e sole. Infatti, l’unico utilizzo della psicologia è stato quello della consolazione, apprezzabilissima, soprattutto in un periodo di scomparsa delle emozioni e degli affetti considerati inutili e dannosi, esercitata da psicologi negli ospedali e non solo. In un momento in cui, tra l’altro, è scomparsa anche la fede anche ad opera dello stesso Papa che ha sottomesso la fede all’opportunità.
Si è voluta perdere l’occasione di utilizzare l’apporto della psicologia dinamica per evitare patologie e sofferenze mentali e aiutare a capire certi limiti di tutti quegli accorgimenti che non considerano le persone nel loro complesso esistenziale di unità mente-corpo e non solo carne da infettare, impedendo la consapevolezza che esistono altri metodi seri per comprendere gli effetti del virus. Non si può tralasciare l’unità dinamica corpo-psiche e il loro reciproco condizionamento. La psicologia dinamica sostiene due principi dell’essere uomo, oltre all’unità psico-fisica interagente, Freud affermava che la psiche è estesa, sia nel senso di rex extensa di cartesiana memoria, sia nel senso che la psiche si estende in tutto il corpo, contro i vari tentativi di localizzazione nel cervello. Egli afferma anche la complessità differenziata della psiche e del corpo che possiedono strutture diverse e forze che si contrastano. Quindi, è impressionante notare che esistano concezioni indisturbate, tranne tentativi facilmente zittiti, di mono maniacalità ossessivamente diffusa del virus e della pandemia.
D’altronde, questo dipende dalla deriva culturale che si è attuata con la pandemia, di annullare il pensiero ed esercitare esclusivamente il fare, fare velocemente, brevemente e a qualunque costo. Si è finito col basare le proprie decisioni affidandosi alla statistica di tipo lotteria: se puntare sulla lotteria della bassa incidenza dei morti per i vaccini o affidarsi alla lotteria della bassa incidenza dei morti principalmente per il virus.
Non voglio assecondare ulteriore conflitto tra le persone e pertanto concludo facendo mie le parole di Sigmund Freud abituato a periodi molto difficili e pieni di confusione come è il nostro in questo momento:
“Non desidero suscitare convincimenti ma desidero stimolare il pensiero e scuotere i pregiudizi”.
Dott. Riccardo Romano
Psicoanalista AFT della
Società Psicoanalitica Italiana e della
International Psychoanalytic Association
Il Dott. Romano è stato Presidente del Centro di Psicoanalisi di Palermo. Insegna Tecnica Psicoanalitica e Psicoterapia di Gruppo presso l'Istituto di Training della SPI.
Conduce da anni un gruppo di studio sul Mito, uno sull’Etica e uno sulla Pratica Clinica.
- in copertina immagine tratta da Homo Sacer di Giorgio Agamben, Einaudi, Torino 2005: https://slideplayer.it/slide/928685/