Con Comunicato stampa n. 79, nella giornata di ieri, 19 Maggio 2022, il Consiglio dei Ministri ha dato atto di condividere quanto espresso dal Presidente Mario Draghi circa la “necessità di procedere, nel rispetto delle prerogative parlamentari, a una celere approvazione delle riforme collegate all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza, con particolare riferimento al disegno di legge sulla concorrenza”.
Epperò, il rispetto delle evocate prerogative parlamentari non sembra proprio caratterizzare l’operato dell’attuale Governo che -per l’ennesima volta- parrebbe proprio voler forzare il fisiologico iter politico dell’approvazione normativa, ricorrendo alla fiducia sul cd. DDL Concorrenza e impiegando, perciò, questo strumento in modo del tutto eccedente rispetto alla sua funzione.
Il rispetto del Parlamento, infatti, e dunque della democrazia, non passa dalla apposizione sistemica della fiducia su tutte le questioni che rischiano di non trovare un consenso trasversale con la politica del Governo. La democrazia non è l’impero del Governo, né del primo Ministro.
Ma non è solo in punto di concorrenza che le politiche draghiste si rivelano antidemocratiche e contrarie alla salvaguardia dei diritti fondamentali dei cittadini.
Si pensi, in proposito, a quanto accaduto nei giorni appena trascorsi col Decreto Legge, che ha modificato la disciplina dell’irradiazione elettromagnetica proveniente da antenne e altri apparati elettronici, cancellando l’istruttoria preliminare fin qui necessaria per ottenere dall’Ente locale di riferimento l’autorizzazione ad istallare impianti. Ciò, come è evidente, impedisce di poter garantire il rispetto dei limiti e delle condizioni legali dell’irradiazione, ma non è la prima volta che la deregolamentazione, nel nome della semplificazione, cela la volontà reale di alleggerire i controlli o di renderli sostanzialmente impraticabili.
Anche nell’imposizione autoritaria esplicitata dai Patti cittadini, sottoscritti da alcuni Comuni di grandi città a debito di gestione, come Napoli e Torino, pare confermata la tecnica del ricatto promossa da questo Governo, che concede nella misura in cui Draghi comanda, ed esautora perfino le Autonomie locali, altro presidio della rappresentatività politica, agendo in spregio ulteriore del dettato costituzionale (artt.5 e 118 Cost.).
Il processo di privatizzazione diffusa di beni e servizi, propugnato dal draghismo, avvia proprio dai territori,
dove è in atto l’inaccettabile alienazione massiva di beni pubblici per pareggiare i bilanci e dove la cessione gestoria dei servizi pubblici al mercato si fa sempre più frequente, poggiandosi sulla falsa ragione argomentativa del dovere di conformarsi alle imposizioni eurounitarie, e viene praticata in assenza di ogni dibattito pubblico o altra forma di coinvolgimento della cittadinanza.
A ben guardare, simili diktat europei sono realmente assenti e, in ogni caso, niente, nemmeno la governabilità, può giustificare l’assestarsi del colpo definitivo alla tutela pubblicistica dei servizi essenziali.
Perfino le prospettate riformulazioni dell’art.6, che timidamente hanno cercato di correggere la portata applicativa della proposta normativa, pur condivisibili negli intenti, appaiono tuttavia misure inidonee a scongiurare il grave fenomeno della privatizzazione diffusa dei servizi.
Il rischio serio e concreto dell’approvazione del DDL, pertanto, che i gruppi sottoscrittori ritengono preponderante su ogni altra opzione politica, spinge a rivolgersi direttamente ai singoli parlamentari, chiedendo di non supportare questo DDL.
A riprova di quella che è stata abilmente definita propensione involutiva dei partiti a distaccarsi dalla loro base popolare, perdendo il ruolo di collegamento tra cittadini e Istituzioni, che la Costituizione però vi aveva assegnato, nonostante la palese contrarietà del DDL Concorrenza a molteplici diritti e principii costituzionali, molte forze politiche, a cominciare da PD, 5Stelle e Italia Viva, si sono affrettate a dichiarare che voteranno la fiducia.
I soliti -provincialissimi- carrierismi e l’arrivismo individuale di molti esponenti politici sovrastano la cura dell’interesse pubblico e rivelano il carattere fallimentare di una politica del tutto separata dai bisogni della cittadinanza.
Pertanto, alla luce del quadro brevemente tratteggiato, nel tentativo di recuperare una reale rispondenza operativa tra rappresentati e rappresentanti, la Cooperativa Generazioni Future fa appello a tutte le forze politiche che fin qui si sono mostrate attente e sensibili ai temi su cui impatta il DDL concorrenza, chiamandoli a esprimersi con voto contrario alla approvazione del disegno di legge, anche qualora dovesse essere apposta davvero, in materia, la questione di fiducia.
Sebbene, infatti, sia la Presidenza del Consiglio, congiuntamente al Consiglio dei Ministri, a operare la paventata forzatura sul tema del DDL concorrenza, la libertà politica dei singoli parlamentari è certa e consente loro di agire secondo coscienza, potendo reagire al colpo di mano del Governo, non votando a favore del DDL.
Questa ci pare l’unica verità politica sostenibile a tutela dei servizi pubblici e del ruolo stesso che il governo pubblico delle cose deve avere -per Costituzione- nell’ordinamento.
Roma, 20/05/2022
Coop. Generazioni Future
CLN
Italexit
Azione Civile – Popolo per la Costituzione
Alleanza Italiana Stop 5G
Senato per CLN Bianca Laura Granato
Risorgimento Socialista