Diario del Web – Fabrizio Corgnati
Professor Ugo Mattei, siamo di nuovo alle misure restrittive. E di nuovo ci chiediamo: sono davvero costituzionali?
Nella Costituzione italiana non esiste uno stato di emergenza che consenta la sospensione della legalità costituzionale ordinaria. L’unica ipotesi prevista è lo stato di guerra. Per il resto, tutti gli altri casi di necessità e urgenza straordinari, come una pandemia dichiarata, vanno governati attraverso lo strumento del decreto legge.
Decreto legge del quale ormai si abusa già nell’attività politica ordinaria, coronavirus a parte.
Ma è peggio abusare del Dpcm che del decreto legge. Perché il decreto legge può essere impugnato in sede amministrativa o di costituzionalità, mentre i Dpcm sono molto più difficili da impugnare, perché sono norme di infimo rango nell’ordinamento giuridico. Sono pensate come norme puramente organizzative, decisioni soltanto interne.
Dunque perché ci troviamo effettivamente in stato di emergenza, se la Costituzione non lo prevede?
È dall’inizio di questa tragedia che, insieme ai colleghi dell’Osservatorio permanente per la legalità costituzionale, continuiamo a sostenere che tutta la gestione dell’emergenza in Italia si è basata su un equivoco. Generato, probabilmente, ad arte dal governo.
A quale equivoco si riferisce?
Quello di utilizzare la legge sulla protezione civile per dichiarare lo stato di emergenza. In realtà la legge in questione prevede circostanze molto diverse rispetto a quelle di una pandemia, anche nel suo periodo di maggiore gravità. Riguarda circostanze come terremoti o inondazioni: dove, cioè, le condizioni siano talmente emergenziali da richiedere un intervento immediato, a pena di sacrifici drammatici di vite umane. Dove non c’è neanche il tempo di convocare un Consiglio dei ministri.
Insomma, hanno usato una legge che si dovrebbe applicare solo ai disastri naturali e alle calamità.
In quelle situazioni estremamente gravi, il modello è quello di dichiarare con un qualsiasi atto, anche informale, lo stato di emergenza e di incaricare un curatore, che ha poteri commissariali, non controllabili per definizione. Tra questi sono stati nominati tutti i presidenti delle Regioni. Questo significa che ciascun presidente ha un’autonomia propria, fa sostanzialmente quel che gli pare, dunque è impossibile coordinare realmente gli sforzi.
E l’esecutivo?
Ha perso completamente di mano la situazione. E non è in grado di riprendere il controllo nemmeno tramite i Dpcm. Questo è intollerabile: lo è già per brevi periodi di tempo, ma in particolare se dura per un anno, come avverrà in virtù di tutte le successive proroghe.
In tutto questo cortocircuito istituzionale, l’unico organo completamente estromesso è il parlamento, ovvero quello che dovrebbe esercitare il controllo democratico.
Il parlamento non l’abbiamo più. Il presidente della Repubblica non sta compiendo quasi per niente il suo dovere di controllo preventivo di costituzionalità. Né sta intervenendo la Corte costituzionale, anche perché non siamo ancora riusciti a portare dei casi di fronte alla stessa. Quindi il caos regna sovrano.
Chi ci perde, in tutta questa situazione?
Il grande perdente, oltre al popolo italiano, è il principio di proporzionalità e ragionevolezza. Cioè, questi interventi vengono presi non in maniera concertata, ma dando dei pugni sul tavolo, sulla base di espedienti politici e di un panico molto spesso generato ad arte nella popolazione, al di fuori dello schema costituzionale. Tutto questo non sta né in cielo né in terra e non si è mai visto in un Paese civile. Tanto che, come era del tutto prevedibile, stiamo iniziando a vedere delle manifestazioni di piazza.
Come le giudica queste manifestazioni?
Nel complesso, positivamente. Io penso che il popolo debba protestare, quando è soggetto a vessazioni. La maggior parte dei partecipanti è sinceramente preoccupata per l’economia e per la mancanza di una guida autorevole e credibile. Il problema è che, un po’ per l’esasperazione, un po’ a causa di qualche testa calda, si esagera con i toni negazionistici o con la violenza. Io ho anche l’idea che la polizia non abbia realmente l’interesse a fermare i facinorosi, perché così si delegittima anche tutta la protesta giusta, si diffama tutta la piazza.
Ma, al di là di queste esagerazioni violente che sono sempre da condannare, le motivazioni profonde della protesta sono condivisibili.
Sono giuste e sacrosante. Non si può non prendere in considerazione gli effetti drammatici di queste decisioni sulla vita delle persone. Chiudere tutti i centri culturali e d’incontro, come scuole, teatri, cinema, è un segnale gravissimo, perché riduce il cittadino a un semplice consumatore, privo di qualsiasi soggettività propria. Ma poi c’è l’elemento, altrettanto drammatico, della mancanza di proporzionalità dei sacrifici: non possono essere solo i ristoratori o i titolari delle palestre a subirli.
Ma questa gestione deriva solo dall’incapacità di chi è al governo, oppure la sua impressione è che dietro ci sia un preciso intento autoritario?
Secondo me c’è un po’ di tutto. Non ho motivi per dire che Conte sia un autoritario: non è lui a voler fare il ducetto. La lettura giusta è che c’è un interesse, da parte dei soliti poteri transnazionali che conosciamo benissimo, ad avere una popolazione in ginocchio, marginalizzata rispetto ai processi politici, anche per erodere il risparmio privato italiano, che era molto significativo. Secondo me è in corso un concertato attacco al sistema Paese. Tenga anche conto che, mentre tutti non parlano altro che di Covid, dietro le quinte si stanno svolgendo anche operazioni economiche molto discutibili.
Ad esempio?
Ad esempio si sta privatizzando Monte dei Paschi di Siena. Nessuno ne parla, ma nel Dpcm dell’altro giorno si è autorizzata la divisione della banca. Questo significa che si farà una bad company e venderanno il resto degli asset. E si sa già anche chi la vuol comprare: pare che sia Unicredit. Prendendola gratis e facendosi dare degli altri soldi dal governo, dopo che lo Stato aveva già messo sette miliardi per il salvataggio.
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