di Davide Sabatino
Le distinzioni sono sempre operazioni sottili da compiere al microscopio. Spesso vengono calate dall’alto, come se a distinguere una cosa dall’altra non fosse il tempo, il ragionamento o la prospettiva, ma una mannaia sganciata da chi – in quel momento – detiene il potere mediatico.
“La classifica mondiale della libertà di stampa, stilata da Reporters sans frontières colloca l’Italia al 58esimo posto, persino dopo Paesi come la Macedonia del Nord, Gambia, Tonga e Burkina Faso”.
(P. Gomez, Fatto Quotidiano del 4 maggio 2022)
Di fronte a dati come questi, chiunque avesse conservato ancora un minimo di pudore dovrebbe almeno sentire un pò di imbarazzo nel proclamare a destra e a manca di essere fortunati a vivere in un paese libero e democratico. Ma l’imbarazzo è ormai un privilegio di pochi.
Nella lotta delle propagande il sangue scorre copiosamente all’interno, nelle coscienze degli ammutoliti. Dove non si vedono i morti per strada è facile sentirsi al sicuro, liberi di esprimersi a parole o di andare a fare la spesa e scegliere fra una zucchina a km zero o una fragola che viene dalla Spagna. Chissà però che questa “libertà” non sia proprio il modo subdolo e ricattatorio con cui mettere a tacere ogni dissenso critico. D’altronde già agli inizi del secolo scorso la Scuola di Francoforte elaborò le tesi di una società a-democratica, che fa della libertà di stampa il vessillo dietro il quale nascondere la censura più enigmatica e spietata.
Infatti, proprio in Occidente, il grido sordo dell’appena cinquantenne Julian Assange fa tremare i muri della nostra casa di cartone più di molti terremoti naturali. La sua estradizione negli Stati Uniti è stata giustamente paragonata a una moderna forma di esecuzione. E pensare che ci sono giornalisti che hanno scoperto l’inciviltà e la repressione del pensiero critico solo oggi guardando alla Russia di Putin. Miopia o collaborazionismo?
Le bombe da una parte e le torture dall’altra; l’invasione dei tiranni vs la violazione continua dei diritti umani. È davvero così netta la separazione fra mondo libero e mondo schiavo? Siamo davvero convinti che libertà di pensiero coincida con il non finire in galera se si dice la parola “guerra”? Oppure – citando Lucio Caracciolo – siamo sicuri che da noi la parola guerra sia pronunciabile in modo chiaro e univoco da tutti? Perché allora il governo italiano non dice apertamente che siamo già in guerra contro la Russia?
Forse anche qui ci sono cose che si possono dire e altre che sarebbe meglio non dire, pena la psichiatrizzazione dell’interlocutore “dissidente” prima condannato come paranoico antivaccinista mentre ora è bollato come schizoide pacifista. È la strategia stalinista della delegittimazione sul piano della salute mentale – come ci ricorda il Professor Ugo Mattei – utilizzata oggi dai sedicenti liberali democratici senza nemmeno vergognarsene.
Finché non guarderemo attentamente la polvere che abbiamo nascosto sotto il tappeto di casa nostra ogni facile lezione di democrazia verso il mondo orientale sarà solamente una forma di alterigia che pagheremo a caro prezzo. Noi speriamo che questa ennesima frattura mondiale possa servire da punto di svolta per ripensare integralmente il nostro sistema democratico. C’è bisogno di ricostruire un fronte interno costituzionale che possa dirsi una volta per tutte per il ripudio radicale della guerra, e quindi esclusivamente per una soluzione di pace: non perché ciò sia facile da realizzare, lo sappiamo, ma solo perché la pace dev’essere un’intenzione da coltivare innanzitutto a partire dal linguaggio che adoperiamo in casa nostra.
Ricordo un infelicissimo aneddoto narrato dell’attore Paolo Poli in un incontro accademico sul teatro.
Egli, notoriamente performer “en travesti”, raccontò che nella Firenze del 1944 ormai sfollata per i bombardamenti, lui, allora giovanissima travestita, in mancanza di concorrenza femminile appunto sfollata, fu la reginetta del tradizionale ballo di non rammento quale ricorrenza in una sala di SS tedesche che tanto apprezzarono (a dir di Poli) le sue esibizioni danzanti.
“Quando il mondo schiavo si sente mondo libero”, detto da Sabatino, mi ha fatto sovvenir ciò…
Per chi ostinatamente ha deciso di continuare a ragionare con la propria testa consiglio la lettura di questa meraviglia. La approveranno in questi giorni mentre i minions sono occupati a discutere se sia più bestia putin o giggino (bella gara).
E’ un salvagente vergognoso ai politicanti dei vari paesi membri, da domani non avranno piu bisogno di dpcm e fesserie varie, tutto sarà deciso da altri, mai eletti da nessuno, le magnifiche sorti e progressive stanno arrivando …
Buona lettura
https://apps.who.int/gb/ebwha/pdf_files/WHA75/A75_18-en.pdf
Grazie Scarta Bagat.
Giggino e i sodali hanno anche appena pronamente accettato una richiesta di strabilianti maggiori finanziamenti statali a WHO (che non è doctor, e nemmeno un gruppo musicale).
Jesus ci salvi da Degebre?
Temo che entro l autunno questo governo non eletto porterà a termine la cinesizzazione del paese. Se riuscirà ad ottenere la legittimità costituzionale degli abusi commessi nei mesi passati per noi comincerà un periodo molto difficile. Con il dottor sottile come presidente, un terzo eletto dal parlamento un terzo eletto dal capo dello stato sono ben poche le speranze di non avere una sentenza politica. Credo che per un po’ dovremo rinunciare a stipendio o pensione sperando in tempi migliori o nell’ arrivo di un cln che si faccia rispettare.