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nella foto Nestor Machno (1889-1934) di Gianfranco Sanguinetti C’è un’antica storiella russa, che mia madre, Teresa Mattei, raccontava: un mugik incontrò nella Taiga innevata un uccellino che cinguettava disperatamente per il freddo. Non sapendo come salvarlo dal gelo della notte, poiché portandolo nella sua Izba i suoi figli affamati lo avrebbero divorato, lo ricoprì coi suoi caldi bisogni, affinché superasse la notte. L’uccellino, ringalluzzito dal calduccio, cinguettò ancora di più. Un lupo lo sentì, e se lo mangiò. Qui finisce la storia, ma ci sono tre morali da trarre: 1) non tutti quelli che ti mettono nella merda lo fanno per il tuo male; 2) non tutti quelli che ti tolgono dalla merda lo fanno per il tuo bene, e 3) quando sei nella merda fin qui, ti conviene startene zitto. L’uccellino, in questo caso, è Zelensky. Il bilancio del primo anno di guerra in Ucraina è abbastanza chiaro: i Russi sanno che l’Ucraina, oltre ai danni da loro inflitti negli ultimi dodici mesi, si dovrà preparare a essere dilaniata, e certamente anche smembrata, da tutti gli “amici” occidentali che l’hanno “aiutata”, coi quali si è indebitata — o c’è ancora qualcuno che crede che gli “aiuti” fossero a fondo perduto? E gratis? Quando mai si è visto? [...]





