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di Alessandra Camaiani La politica di dieci anni fa, come quella odierna, ritiene che i servizi pubblici debbano essere messi tutti a gara.Il motivo è che la gestione pubblica del servizio idrico, in particolare, non è sufficientemente virtuosa, specialmente se praticata da comuni di modeste dimensioni.I cittadini, invece, mediante il referendum del 2011, hanno acclarato la loro opposta volontà: l’acqua, come bene comune, deve essere gestita dall’ente locale, sottraendola in tal modo alle regole di mercato.Anche la Corte Costituzionale, a più riprese, ha chiarito che è costituzionalmente compatibile la gestione pubblica del servizio idrico integrato, potendo i servizi pubblici, in genere, essere, come no, messi a gara. Peraltro, senza che ciò contrasti col diritto dell’Unione Europea.Dovendosi accordare un valore preferenziale alla volontà espressa dal popolo, quindi, a fronte della suddetta compatibilità costituzionale, non resta che chiedersi come mai i servizi idrici -che potrebbero non essere messi a gara- riscontrino una sempre maggiore tendenza contraria del legislatore. Riportiamo di seguito l’articolo scritto dall’Avv. Camaiani per il Grandevetro http://www.ilgrandevetro.it/aperto/lacqua-e-bene-comune-rispettare-il-referendum-del-2011-di-alessandra-camaiani/ C’è un principio nella Costituzione italiana fondativo dell’intero impianto statale: la sovranità popolare. Questa è esercitata, secondo l’articolo primo della Carta, nelle forme e nei limiti che Essa stessa pone. Tra tali forme, è nota la democrazia di rappresentanza, a […]