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Ricordate quel video del 2007 che diventò virale perché rivelava i crimini di guerra commessi dall’esercito Statunitense in Iraq? Fu chiamato Collateral Murder”. Due elicotteri statunitensi aprono il fuoco su dei civili iracheni, uccidendoli, scambiandoli per sovversivi. Tra loro anche due giornalisti la cui telecamera venne presa per un lanciarazzi. Gli elicotteri sparano ancora per colpire un furgoncino di passaggio che si era fermato per soccorrere l’unica persona rimasta in vita, ammazzando il ferito, il soccorritore, ferendo gravemente il bambino, figlio del soccorritore, che viaggiava con lui.

Quello che maggiormente scandalizzò l’opinione pubblica fu la superficialità con cui i soldati condussero l’operazione che causò la morte di 12 civili – dal video infatti, è evidente che le vittime non erano né sovversivi né armate – ; l’efferatezza dei militari che spararono senza che ce ne fossero i presupposti,  perché non si spara sui feriti e su chi presta soccorso; e, soprattutto il cinismo dei soldati americani dalle cui voci sembravano addirittura divertirsi ad ammazzare degli esseri umani per il gusto di farlo. Nemmeno fosse un video game

 “Collateral Murder” venne reso pubblico nel 2010 da WikiLeaks, la piattaforma giornalistica indipendente creata, tra gli altri, dal giornalista australiano, attivista informatico Julian Assange, per pubblicare e diffondere contenuti occultati, allo scopo di portare alla luce comportamenti non etici di governi e aziende.

In un mondo civile e giusto i responsabili di quella strage si troverebbero, oggi, a scontare la loro colpa e gli Stati Uniti d’America, avrebbero chiesto scusa a testa bassa, ai familiari delle vittime, a quel bambino, al Paese assediato, al mondo intero, per l’orrenda condotta e per i crimini di guerra commessi. In un mondo civile e giusto, Julian Assange sarebbe rispettato come un valoroso giornalista, come un eroe, perché pur sapendo a quali rischi andasse incontro pubblicando quel materiale scabroso, nel nome della verità, non si tirò indietro.

La realtà è un’altra. Viviamo in un mondo capovolto dove i valori fondamentali e i significanti sono invertiti nel significato e, disarmati, ci tocca prendere atto dell’aberrazione di fronte all’evidente ingiustizia che i responsabili di quella strage sono tutt’oggi liberi e impuniti ed il governo americano, continua ad ergersi a paladino di giustizia e civiltà. Invece, Julian Assange, da 5 anni, si trova in un carcere di massima sicurezza in Inghilterra, accusato di spionaggio per questa e altre rivelazioni fatte durante i suoi quasi 15 anni di attività in cui ha diffuso oltre 10 milioni di documenti riguardanti soprattutto i piani loschi del governo degli Stati Uniti nei suoi programmi di intelligence, sicurezza e guerra. Recluso in una cella di 3mX2m, senza ora d’aria, perché colpevole di avere divulgato la Verità.

Assieme alla moglie Stella Moris e ai suoi avvocati, in un tribunale del Regno Unito, Julian Assange sta tentando di fermare l’estradizione verso gli Stati Uniti che equivarrebbe a consegnare ai carnefici colui che li ha denunciati.


La Corte Suprema ha annunciato la data del “Giorno X“, in cui sarà pronunciato il verdetto, il 20 e 21 febbraio. La moglie Stella chiede una mobilitazione pacifica con manifestazioni e cortei organizzati, nello stesso giorno, alla stessa ora in tutto il mondo, con lo scopo di responsabilizzare i giudici per un verdetto di assoluzione per lui. Julian Assange oggi è un simbolo, la sua battaglia è una battaglia collettiva, è la battaglia di tutti.

Difenderlo significa equivale a difendere la GIUSTIZIA e il diritto ad un GIUSTO VERDETTO.
Difendere Assange significa difendere la LIBERTA’ di espressione, di pensiero, di informazione che è la chiave di tutte le libertà, perché senza un’informazione libera, non saremmo neanche liberi di pensare.
Difendere Assange significa difendere l’assoluto diritto a conoscere la VERITA’!

Il giornalismo non è spionaggio, il giornalismo non è reato!

 

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  1. Maria Teresa Lamonaca 21 Febbraio 2024 at 13:20 - Reply

    Assistiamo impotenti nonostante il sostegno dato da anni sui social, media, manifestazioni, dibattiti sulla condanna degli stati Uniti nei confronti di Julian Assange, detenuto già da anni per il reato di divulgazione di informazioni sui crimini perpetrati nei confronti di popoli e paesi ricchi di risorse di cui la superpotenza democratica si nutre da quando esiste. l’Europa che gli deve in parte la vittoria sul nazismo è intrappolata. Non abbiamo mai avuto una politica di indipendenza (a parte la Francia di de Gaulle). Il futuro di Assange non è in nostro potere e ciò ci viene confermato dalla coincidenza della morte del giornalista russo Navalny, guarda caso proprio il giorno in cui avrebbe avuto un certo rilievo il sostegno in favore di Assange: non è un bavaglio ma una minaccia. Sappiate che è così o così. Una tristezza cala sull’Europa dove rappresentanti più o meno progressisti o destrorsi non necessariamente onesti ci hanno coinvolto il guerre ingiuste e costosissime. Come convincente le generazioni future che non bisogna rinunciare alla speranza? Forse se il popolo americano reagisse come durante la guerra del Vietnam…

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