Riflessioni di Danilo d’Angelo
Esseri evoluti. Evoluti rispetto agli altri esseri viventi, in grado di usare le mani, creare utensili, di usare il pensiero, di riflettere, di speculare. Da cui l’essere in grado di esprimere concetti, pensieri razionali e non, saper costruire strumenti che facilitano la nostra esistenza sulla Terra la definiamo “evoluzione”.
Una domanda molto semplice: è più evoluto un essere che, per respirare nell’acqua, ha bisogno di strumenti che per venire realizzati hanno bisogno dell’intervento di altri esseri, dell’utilizzo di macchinari complessi, di mezzi di trasporto, di industrie, di studi altamente specializzati, di commercio e di altri esseri che insegnano come utilizzare l’erogatore, di brevetti e altro, oppure è più evoluto un essere che respira tramite le branchie? È più evoluto il sistema sociale delle formiche, delle api o delle termiti o la nostra limitata democrazia?
Perché, per esempio, secondo la dottoressa Briana Pobiner, paleontologa presso lo Smithsonian Institute di Washington: “La ragione per cui altri primati non si stanno evolvendo in esseri umani è che sono adatti al loro ambiente naturale. Tutti i primati viventi oggi, compresi i gorilla di montagna in Congo (ormai ridotti a poche centinaia di esemplari), le scimmie urlatrici nelle Americhe e i lemuri in Madagascar, hanno dimostrato di poter prosperare nei loro habitat naturali”.
Quindi ci siamo “evoluti” perché non siamo stati in grado di adattarci all’ambiente?
Secondo Lynne Isbell, professoressa di antropologia all’Università della California: “L’evoluzione non è una progressione. Agli occhi degli scienziati, gli esseri umani non sono più “evoluti” degli altri primati, e non abbiamo vinto alcuna competizione evolutiva. Se l’adattabilità dell’uomo di manipolare ambienti tanto diversi fra loro è essenziale nel soddisfare le sue esigenze, questa capacità non posiziona “Homo sapiens” in cima alla scala evolutiva.”
Allora quando sosteniamo di essere evoluti in realtà stiamo dicendo che, non essendo stati capaci di adattarci all’ambiente come il resto delle specie viventi, abbiamo dovuto costruirci un complesso apparato di “appendici” che ci permettono di sopravvivere su questo pianeta. Pertanto, in realtà, è molto più evoluta un’ameba di noi. Come cantavano i Greater than one: “Non ho bisogno di dio, tutto ciò che mi serve è un’ameba!”
Ma senza scomodare scienziati – ai quali decidiamo di credere a seconda delle nostre convenienze – o artisti vari, semplicemente usando il buonsenso, vi pare che possiamo definirci evoluti?
Quando ricordiamo che l’essere umano è stato capace di cose incredibili, come l’espressione artistica, quella filosofica e quella scientifica, in realtà stiamo barando, ci stiamo gratificando salendo sulle spalle dei giganti. Sui miliardi di persone che sono vissute su questo mondo poche migliaia sono quelle che hanno dato lustro alla nostra specie. Personalmente non ho mai composto un brano musicale e non ne capisco niente di fisica quantistica, ma mi picco di far parte di una squadra al cui interno ci sono Mozart ed Einstein. Ne consegue, forse, che io sono un compositore o un fisico?
Per esempio, dal punto di vista sociale, cosa siamo stati in grado di pensare come modo per convivere? La democrazia, la monarchia, la dittatura, l’oligarchia, il socialismo, il comunismo… Quale di queste visioni sociali prende in considerazione la nostra incapacità di adattarci all’ambiente?
Diamo per scontato che gli esseri umani siano evoluti rispetto agli altri esseri viventi, ma siamo gli unici che stanno distruggendo la propria casa, i mezzi di sussistenza, gli altri esseri e la propria specie. Accipicchia quanto siamo evoluti! Come scrisse Asimov nel 1957: “Razza di deficienti!”
Non sarebbe forse meglio riconoscere che, alla fin fine, non siamo tanto diversi dalle altre forme viventi? Non sarebbe anche più conveniente, sia per noi che per l’ambiente, fare un passo indietro, metterci in pausa e rivedere i nostri concetti di “vita, armonia, rispetto, consapevolezza e coscienza”?
Qualunque sistema sociale escogitato dalla nostra razza è basato sulla delega: in una dittatura (che sia stata scelta dal popolo o meno) deleghiamo al dittatore di turno l’autorità per decidere per conto nostro; in una democrazia altrettanto, anche se con altre modalità. La stessa cosa fanno molte altre specie animali quando il dominato sceglie di seguire e di sottostare al dominante per convenienza. È più semplice e comodo seguire chi traccia una strada, piuttosto che aprirne una propria, anche se per farlo ci si deve assoggettare completamente al volere del leader. Noi seguiamo capi religiosi che ci danno regole di vita per assicurarci un posto in un presunto paradiso; seguiamo politici che ci danno regole per condurre la nostra vita su questa terra; seguiamo i dettami della pubblicità, che ci indica quali prodotti acquistare; seguiamo i media che, sempre più, ci dicono chi sono i buoni e chi i cattivi; seguiamo i filosofi, che ci spiegano come si dovrebbe vivere; seguiamo chiunque piuttosto che la nostra coscienza. Anche perché non siamo in grado di sentire cosa questa ci sta dicendo. Ogni tanto, confuso nei rumori del traffico, dei programmi televisivi demenziali e delle bombe, sembra di avvertire un suono lontano, molto confuso, quasi un sussurro. Sembra dire: “Assumiti le tue responsabilità”.
Responsabilità? Ma non fatemi ridere! Se c’è una condizione, una capacità dell’essere umano che la democrazia (o quello che con questo termine viene comunemente inteso) ha letteralmente spazzato via è proprio il senso di responsabilità. Oggi nessuno è più responsabile di nulla a cominciare dai capi di stato per arrivare alla famosa ultima ruota del carro. È un continuo scarico di responsabilità su qualcun altro e alla fine nessuno è responsabile. Il ritardato mentale petroliere George W. Bush ha invaso l’Iraq accusandolo di nascondere armi di distruzione di massa, falsificando le informazioni per convincere l’opinione pubblica statunitense e quella internazionale della necessità assoluta di entrare in guerra. Ed infatti le armi non furono mai trovate. Autorizzò l’utilizzo di tecniche di tortura come il “waterboarding” durante gli interrogatori dei presunti terroristi afghani a Guantanamo (Cuba, ci tengo a sottolinearlo). A causa sua sono morte migliaia di persone e letteralmente fatti a pezzi i diritti di altrettanti esseri umani. Questi sono crimini contro l’umanità. Ha forse risposto delle sue azioni, è per caso in galera? Noi italiani abbiamo esultato per quella che sembrava la liberazione del nostro Paese dai politici venduti e corrotti in quell’operazione di polizia (ne siamo sicuri?) chiamata “Mani pulite”, ma quanti sono i politici che hanno veramente pagato per le loro malefatte, per aver tradito il loro popolo e la Costituzione?
Ma anche semplicemente quando riscontriamo un qualunque disservizio, che sia da parte delle amministrazioni pubbliche, piuttosto che di aziende private, ci viene mai indicato un responsabile o l’unica frase che ci sentiamo costantemente ripetere è: “La capisco, ma io non sono il responsabile”?
Beh, ma io mi assumo le mie responsabilità! Sono responsabile della mia famiglia, dei miei figli, lavoro per garantire loro la sussistenza e, magari, un futuro dignitoso. Sono responsabile nel mio lavoro, faccio tutto per bene, vado a votare, sono un bravo cittadino che non butta le cartacce per terra!
Certo, questo è un tipo di responsabilità. Ma io non intendo solo questo. Parlo soprattutto d’altro, parlo della responsabilità che abbiamo nei confronti del tutto.
Nonostante io non sia un tipo particolarmente religioso penso di non sbagliare se dico che in alcuni antichi testi viene riportato che Dio ci ha assegnato il compito di custodire il pianeta. A parte che non ci viene chiesto di modificarlo né tantomeno di distruggerlo, ma custodire questo luogo vuol dire esserne responsabili. A costo di passare per estremista vi chiedo, per esempio, quanto siete consci che quello che mangiate, ciò che è essenziale per la vostra sopravvivenza, è un altro essere vivente al quale abbiamo tolto la possibilità di continuare la sua esistenza per fare in modo di prolungare la nostra? È ovvio che per vivere dobbiamo nutrirci come fa qualunque essere vivente, ma siamo consapevoli che lo stiamo facendo a discapito di un altro essere? Noi siamo più importanti di lui o lei che sia? Certo la nostra arroganza ci fa dire di sì. Vuoi mettere un essere umano al confronto di un cespo d’insalata o di un maiale? Sì, è proprio quello che voglio fare.
A parte l’uomo nessun altro essere vivente ha mai cominciato una guerra; nessun altro sta distruggendo le risorse che servono sia alla sua specie che alle altre per sopravvivere; nessun altro essere non è conscio di dove siamo, di quello che ci circonda, di cosa vuol dire vivere in armonia quanto il miope e presuntuoso “uomo”. Quindi cosa ci darebbe il diritto di pensare che siamo i migliori, i più vicini a Dio, che possiamo disporre di milioni di altri esseri viventi solo per perpetrare questo sistematico genocidio nei confronti della Natura?
Quando diciamo che nelle nostre scuole bisognerebbe insegnare ai bambini ad essere individui consci e responsabili cosa intendiamo veramente?
Senza eccedere in deliri di onnipotenza credo veramente di poter vedere le potenzialità che celiamo al nostro interno. Sono assolutamente convinto che la nostra razza abbia un ruolo fondamentale in questo universo, quella che alcune culture chiamano “la scintilla divina”. La vedo, la percepisco. Nonostante la nostra stupidità è ancora lì da migliaia di anni. Abbiamo la possibilità, direi il compito di custodire tutto quello che ci circonda, di essere i veri responsabili della Natura stessa, di convivere in armonia con il creato, con gli altri esseri viventi, con le montagne, con le stelle. Noi siamo destinati a molto più che a combattere tra di noi, a distruggere il pianeta che ci ospita e forse ci ha dato la vita. Evolviamo, alziamoci, levitiamo, stacchiamoci da questo delirio che contribuiamo a far esistere.
Proprio perché vedo quello che potremmo e dovremmo essere che provo rabbia, nausea, delusione nei confronti di tutti noi che, in questo caso sì, siamo responsabili dell’assassinio delle altre forme viventi e di sprecare le nostre vite seguendo i ciechi che ci guidano, invece di tracciare la nostra via.