di Davide Sabatino
Se qualcuno pensa che la caduta(fuga) di Mario Draghi sia qualcosa di inaspettato, si sbaglia di grosso. Nessun analista politico degno di questo nome può far finta di non vedere quanto il gioco sia truccato. Infatti prima Draghi incontra Mattarella, poi annuncia le dimissioni, poi ritira le dimissioni, poi incontra solo Letta e il Centrodestra in via riservata, poi va in Parlamento e con tono arrogante (peggio del solito) si scaglia contro Lega e M5S (salvo chiedergli due minuti dopo la fiducia). Insomma un tira e molla ben architettato. Per non parlare dell’autoelogio (quello sì populista) di ieri al Senato, dove Draghi ha detto, commosso, che avrebbe riscontrato un sostegno al suo governo e una “mobilitazione senza precedenti” della maggioranza degli italiani nelle piazza e nei comuni d’Italia al grido “ti prego resta con noi” (un bluff che se non fosse tragico sarebbe ridicolo).
Dopo questa ridda creata ad arte per far vedere quanto la sua volontà “tecnica” di salvare il paese fosse veritiera, e quanto invece la risposta “politica” fosse così poco etica e responsabile, è presto giunto in Parlamento con le idee chiare: provocare tre quarti del Senato affinché fossero loro a cacciarlo via e non lui a dover rassegnare le dimissioni, salvando in un colpo solo — così crede lui — la sua bella faccia da tecnostatista e levandosi di mano la patata bollente di un autunno economicamente esiziale per il nostro Paese (vedi il nuovo inserto “Sopravvivere all’inflazione” de il Sole 24 ore).
Capito la furbata? Prima Draghi ha preparato il terreno per un default in stile Grecia 2009, inviando armi a oltranza in Ucraina e distruggendo la società con strette manovre antidemocratiche, e poi si defila indignato, facendo pure la vittima del sistema politico italiano. Chiunque conosca anche solo in minima parte la carriera elitista di Mario Draghi sa benissimo che: 1) nulla di ciò che fa è frutto di un’ingenuità strategica; 2) non esiste la parola perdente nel suo freddo vocabolario.
Sono mesi che alcuni di noi dicono che quest’ulteriore fase di gestione delle emergenze sarà tremenda. E non è per fare gli uccelli del malaugurio. Con la notizia di ieri si segna un’accelerazione dell’attacco speculativo che ci porterà ad un autunno anticipato. Già “l’Italia è destinata a essere il paese membro che crescerà di meno l’anno prossimo” perché — come scrive sempre il Sole 24 ore — il “rallentamento del commercio internazionale, una frenata dei consumi per via del forte aumento dell’inflazione e l’incremento dei costi di finanziamento” sono tutti segni prodromici di una catastrofe economica imminente. Ma, inoltre, il fatto di ritrovarci in un certo senso spiazzati da questo ennesimo gesto d’azzardo del Sistema potrebbe creare una sorta di entusiasmo controproducente che favorirebbe, in un secondo momento, il Sistema stesso. La retorica binaria del populismo vs tecnicismo è già iniziata a ricomparire sui giornaloni nostrani, e considerando che avremo circa due mesi di campagna elettorale (Mattarella permettendo), dove ci si scornerà come mai fino ad ora, credo che occorra individuare immediatamente una strategia politica che eviti da una parte di perdersi dietro inutili quisquilie elettoralistiche, e dell’altra che provi a partorire dal basso una rete di rapporti civili e democratici che siano radicalmente in opposizione a ciò che abbiamo visto al governo, soprattutto negli ultimi 2 anni.
Se non saremo in grado di contrattaccare in modo estremamente compatto e lucido, evitando di esultare quando ancora la partita è tutta da giocare, ritorneremo presto nelle mani di un dragone, forse ancora più subdolo e spregevole dell’uomo di Goldman Sachs. Ma se viceversa avremo il coraggio di non cascare nelle logiche del potere dominante e di costruire nel frattempo delle forme autentiche e inedite di comunità, allora potremmo finalmente festeggiare la nascita di una nuova, reale, possibilità politica per la liberazione del Paese. Liberazione che, come sappiamo, non potrà che partire innanzitutto da noi stessi.
Auspico la formazione di un NUOVO FRONTE POPOLARE per le elezioni, che aggreghi CLN, Ancora Italia, tutti i movimenti contro il greenpass e l’obbligo vaccinale, il Partito Comunista di Marco Rizzo eccetera. In sostanza tutte le vittime e tutti coloro che si sono opposti alla narrazione che ha sostenuto 2 anni di persecuzione.
Le storie sono diverse, ideologicamente anche agli antipodi, ma abbiamo sperimentato la possibilità di dialogo tra i Rizzo e i Paragone. Vero è che quando il nemico è comune è facile unirsi per difendersi, ma sono emersi alcuni valori comuni, tra cui la difesa della persona e del particolare contro la schiavitù e l’omologazione neoliberista. Se, come recita l’articolo, riusciamo a costruire forme autentiche e inedite di comunità, intravedo prospettive potenzialmente positive.
Complimenti, riassunto in bello stile del mio pensiero. Io vi sostengo volentieri, mi sembra che Ugo Mattei sia l’unica persona che possa riunire un gruppo di varie competenze che abbiano uno spessore politico sociale utile a fermare questa deriva del capitalismo ad oltranza. L’importante sarebbe riuscire ad entrare in parlamento con buoni numeri e cercare di aprire gli occhi a noi italiani.
Un vero futuro vedrebbe un default finanziario come possibilità per una vera “Umanità Nova” finalmente Liberata dal Capitalismo. Ma dovrebbe essere fatta di “uomini di buona volontà”, oggi ridotti ad un 10%, tra il 90% di mutati genetici e di volontà ceduta all’intellicccenza artificiale.
Tuttavia non riesco a essere ostile al formarsi (per chi crede alle “democrazie rappresentative”, che non sono “democrazie” mai, non essendo “dirette”, così come ogni rappresentazione non è per definizione Realtà…) di un aggregato come quello nel commento precedente proposto, con il rifiuto delle vaccinazioni coatte (e perché no delle vaccinazioni in generale, non figliuolo) come elemento imprescindibile.
Chissà che la sorprendente e innaturale fretta con cui il figlio di bernardo vuole andare alle elezioni non sia dovuta proprio a questo, al tentativo di impedire che le forze del dissenso si possano aggregare proficuamente; motivazione certamente piu’ probabile della paura dell’esercizio provvisorio.
Basta che ci sbrighino a formare questa coalizione che, secondo me sarebbe già dovuta essere fatta da tempo. vogliamo consegnare l: Italia alla Meloni?
meloni o salvini hanno sicuramente le possibilità maggiori, come già era chiaro dopo la caduta del Conte2.
Lo strumento per la mobilitazione lo abbiamo già. Si chiama CLN. Inoltre, c’è il progetto Uniti per la Costituzione, una coalizione completamente al CLN in qua to persegue lo stesso scopo, ma cin strategia diversa, come ha spiegato mille volte Ugo Mattei, anche nell’ultima bellissima intervista rilasciata proprio a Davide Sabatino, autore di questo articolo.