Categories: Articoli, Tramandare

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L’ottavo appuntamento 2021 con il Forum intergenerazionale TRAMANDARE si terrà SABATO 25 SETTEMBRE, su piattaforma Zoom, dalle 10 alle 13: “Biodiversità e beni comuni” sarà discusso da: 

  • Cinzia SCAFFIDI, giornalista e docente presso l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (Cn)
  • Dante CASERTA, Vicepresidente di WWF-Italia 
  • Anna BRUNO, assegnista di ricerca in Istituzioni di diritto pubblico, Dipartimento di Giurisprudenza, Università di Torino
  • Matteo ZAMBONI, avvocato e consulente nel campo dei diritti umani. Legal adviser di Médecins sans Frontières

 con l’introduzione di Ugo MATTEI e la moderazione di Gilda FARRELL  


  • Per chi desidera partecipare al forum è presente il form di iscrizione (data la limitatezza dei posti, suggeriamo di iscriversi quanto prima)

L’ottavo Forum TRAMANDARE 2021 richiama la nostra attenzione su una delle tematiche chiave per la preservazione della vita e della dignità delle generazioni future: la biodiversità.   

 Perché le democrazie rappresentative, in cui viviamo, sono incapaci di rendere trasparenti le conseguenze e gli impatti sulla Terra dell’azione individuale e collettiva dei propri cittadini? A ben pensarci, le cause di molti dei danni agli ecosistemi, alla natura, all’ambiente vanno ricercate nei sistemi occidentali. Soprattutto nella convinzione ideologica che il modello di progresso, vantato dal capitalismo liberale, che considera patrimonio quale sinonimo di appropriazione, offra delle garanzie alla protezione e alla continuità della vita e della diversità.  Ciò non significa che negli ultimi 30 anni non ci sia stata l’adozione di concetti, convenzioni e strategie guardando alla difesa della biodiversità e dell’ambiente.  Essi però non hanno modificato fondamentalmente l’azione politica governativa per salvaguardare il diritto alla vita in dignità delle generazioni future, e quello all’equilibrio delle altre specie. 

Già nel 1979, il Consiglio d’Europa propose la pionieristica Convenzione di Berna, per la protezione della vita selvatica e dell’ambiente naturale, riconoscendo il bisogno di tramandarli alle generazioni future. 40 anni dopo, 50 paesi hanno aderito alla Convenzione come pure l’Unione Europea. Ma è stata la Convenzione sulla Diversità Biologica (CDB, Rio de Janeiro, 1992) ad introdurre il concetto di diversità biologica (1) nel diritto internazionale. La Convenzione riconosce tre ordini gerarchici di diversità biologica ‒ genetica, specifica ed ecosistemica ‒ che rappresentano aspetti differenti dei sistemi viventi. Gli ecosistemi sarebbero il prodotto della complessa dinamica formata da comunità di piante, animali e microorganismi e il loro ambiente non vivente che, per la loro interazione, formano un’unità funzionale. La CDB mette così l’accento sulla diversità e l’interrelazione, cioè sull’aspetto dinamico e immateriale (2). Ma dalla CDB e dai protocolli successivi è comunque svanito ogni riferimento al concetto di “patrimonio naturale”, sostituendolo col termine di “risorse biologiche o genetiche”, enfatizzando, nell’interrelazione con gli umani, l’aspetto utilitarista e il potenziale di appropriazione, a detrimento di quelli di cura, di nesso con coloro che vi abitano e lo proteggono (es. i popoli indigeni o gli abitanti di un luogo) e di trasmissione alle generazioni future. Questo lascia credere che ciò che interessa è evitare che l’appropriazione mercantile della diversità biologica sia esclusa da qualsiasi misura derivante dalla CDB. 

illustrazione Alain Cancilleri

L’Italia si è dotata nel 2010 di una Strategia Nazionale per la Biodiversità (3) in risposta agli impegni assunti con la ratifica della CDB (Legge n. 124 del 14/2/1994). La Strategia considera la biodiversità e i servizi ecosistemici , come capitale naturale da conservare, valutare e, per quanto possibile, ripristinare, per il loro valore intrinseco, perché possano continuare a sostenere in modo durevole la prosperità economica e il benessere umano nonostante i profondi cambiamenti in atto a livello globale e locale. Entro il 2020, essa doveva: a) garantire la conservazione della biodiversità, ed assicurare la salvaguardia e il ripristino dei servizi ecosistemici (…); b) ridurre sostanzialmente (…) l’impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità (…) aumentando la resilienza degli ecosistemi naturali e seminaturali; c) integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di settore (…).  Il Rapporto 2020 del WWF sull’impatto della Strategia, rielaborando i dati dell’Agenzia Europea dell’Ambiente, parla di situazione nazionale allarmante…Una nuova Strategia UE per la Biodiversità- EU Biodiversity Strategy for 2030 – Bringing nature back into our lives è stata approvata come uno dei pilastri del nuovo Green Deal Europeo, con un Piano d’azione per proteggere la natura con impegni 2030 a beneficio delle persone, del clima e del pianeta (4), sulla quale l’Italia dovrà calarsi. 

Il relatore speciale delle Nazioni Unite sugli obblighi relativi ai diritti umani al godimento di un ambiente sicuro, pulito, sano e durevole (5), scriveva nella sua relazione del 2018: “i diritti umani e la protezione dell’ambiente sono interdipendenti. Un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile è necessario per il pieno godimento dei diritti umani (…) Reciprocamente, l’esercizio dei diritti umani, in particolare il diritto alla libertà di espressione e di associazione, all’istruzione, nonché all’informazione, alla partecipazione ed a rimedi efficaci, è essenziale per la protezione dell’ambiente”. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo ha statuito negli ultimi anni circa 300 casi relativi all’ambiente, applicando concetti come il diritto alla vita, alla libertà di parola e alla vita familiare a questioni come l’inquinamento, le calamità naturali o provocate dall’uomo o l’accesso alle informazioni ambientali. 

Questi strumenti, nonostante alcuni siano in avanti rispetto al proprio tempo, sollevano delle domande dalla prospettiva della biodiversità come bene comune. Prima, se la nozione lineare di progresso, presente nei documenti sopracitati, abbia ancora senso. Non sarebbe più saggio pensare che il “progresso” non troverà le soluzioni, precisamente perché è una delle fonti dei drammi che confrontiamo? Seconda, se tecnocrazia e investimento possano risolvere la perturbazione negli ecosistemi, senza considerare la precarietà che investe la vita in tutte le sue dimensioni, chiedendo se la vita creata intorno a delle “risorse”, offra garanzia di continuità. Terza, perché il capitalismo moderno, che ordina e gestisce la distruzione dei paesaggi e delle ecologie, non viene chiamato in causa?  Quarta, perché la collaborazione interspecie, non è citata come inderogabile alla sopravvivenza? Quinta, perché non dibattere sull’urgenza di una democrazia (e Costituzione) ecologica e dei luoghi, capace di assicurare ai cittadini la loro abilità di TRAMANDARE il patrimonio viventi? Essa, abbandonando logiche di  breve periodo, potrebbe, in termini di spazio, implicare tutti quelli che subiscono gli effetti di scelte di sfruttamento o di protezioni mal-intese i.e. i popoli indigeni; in termini di tempo, includere la dignità delle generazioni future; in termini di diritti umani, regolare l’iniziativa liberale d’intraprendere in funzione di bisogni generati da dinamiche deliberative; in termini di libertà individuali e collettive, fare della deliberazione sistematica la fonte delle soluzioni, includendo quelle restrittive; in termini di valori, accentuare l’interazione per la cura e la sobrietà. 

Un filosofo boliviano (Javier Medina) spiega che “il problema del suo paese è che le élite vogliono che una civilizzazione animista (fondata su valori come simbiosi, cooperazione, equilibrio, conversazione, equivalenza, agro-centrismo) funzioni come una civilizzazione monoteista (fondata su valori come la separazione Dio/Uomo/Natura, libertà, progresso, sviluppo, individuo, accumulazione, competizione, dominazione, ragione strumentale, portare la propria verità fino ai confini del mondo e convertire gli infedeli alla sua verità, affinché il mondo sia uno, come tu sei Uno). El Bien Vivir (suma qamaña, in lingua Aymarà nella Costituzione di Bolivia) non è il mondo del sapere perché gli amerindiani non pretendono trasformare il mondo, ma amarlo così come è”.  C’è da imparare dalle civilizzazioni animiste…

NOTE:

1 – Definita come “ogni tipo di variabilità tra gli organismi viventi, compresi, tra gli altri, gli ecosistemi terrestri, marini e altri acquatici e i complessi ecologici di cui essi sono parte; essa comprende la diversità entro specie, tra specie e tra ecosistemi”

2 – Vedere a questo proposito: Cornu, Marie et. Al., Dictionnaire des biens Communs, Quadrige, p. 359-362

3 – https://www.mite.gov.it/sites/default/files/archivio/allegati/biodiversita/Strategia_Nazionale_per_la_Biodiversita.pdf

4 – Tra le costatazioni si menzionano: i cambiamenti climatici, la perdita senza precedenti della biodiversità, e la diffusione delle pandemie devastanti indicano che è tempo di ristabilire il nostro rapporto interrotto con la natura.  La strategia si propone di stabilire aree protette per almeno il 30% del mare e 30% della terra in Europa, il ripristino degli ecosistemi degradati terrestri e marini attraverso l’utilizzo di agricoltura sostenibile, l’arresto del declino degli impollinatori, il ripristino di almeno 25 000 km di fiumi Europei ad uno stato di corrente libera, la riduzione dell’uso e del rischio di pesticidi del 50% e la piantagione di 3 miliardi di alberi, investendo 20 miliardi di euro/anno.  L’UE vorrebbe rinforzare il partenariato internazionale nel Quadro Globale sulla Biodiversità delle NNUU nella Conferenza delle Parti della CDB (Kunming, Cina, ottobre 2021) e guidare l’azione globale per confrontare la questione.

5 – https://undocs.org/fr/A/HRC/37/59

PROGRAMMA 

 Ore 10:00:  Breve sintesi e lezioni del Forum precedente, Ugo MATTEI 

Ore 10.10:  Breve introduzione della tematica e dei partecipanti, Gilda FARRELL 

Ore 10.15:  Perché la biodiversità è un bene comune e perché i beni comuni hanno a che fare con la sostenibilità?  Cinzia SCAFFIDI  

Ore 10.30:  La Strategia Nazionale per la Biodiversità: quale impatto reale? Dante CASERTA  

Ore 10.45:  L’evoluzione della Costituzione Italiana verso una Costituzione Ecologica, elementi comparativi con la Costituzione di Bolivia, Anna BRUNO 

Ore 11.00:  La complementarità inderogabile tra diritti umani e diritti dell’ambiente. Matteo ZAMBONI

Ore 11.15:  Interazione col pubblico  

Ore 12.00:  Pensare ai concetti per affrontare la questioni della biodiversità e dei beni comuni: Cinzia SCAFIDDI 

Ore 12.10:  Una nuova Strategia 2030 per la biodiversità: quale dimensione cittadina? Dante CASERTA 

Ore 12.20: Quale impegno cittadino per una Costituzione Ecologica? Anna BRUNO  

Ore 12.30: Conciliare diritti umani e dell’ambiente: come avanzare verso questa simbiosi?  Matteo ZAMBONI

Ore 12.40:  Interazione col pubblico 

Ore 13.00: Chiusura 

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  1. Lina Ficarra 13 Settembre 2021 at 07:07 - Reply

    Trovo una forte assonanza fra il modo in cui si conduce la ricerca e il dibattito sulla necessità di “salvare la Terra” con la sua biodiversità di questa Associazione e l’Associazione di Permacultura che io frequento per quanto possibile attivamente , di questa Associazione ho sempre apprezzato la specifica attenzione alle Generazioni future come fruitrici di un Dono preparato e generato dall’impegno costruttivo particolarmente difficile in questo momento…sono felice e ringrazio il prof. Mattei insieme a quanti hanno il privilegio e si assumono il compito di collaborare attivamente .

  2. LUIGIA PADALINO 17 Settembre 2021 at 19:18 - Reply

    Tutti bellissimi propositi, che meraviglia la Biodiversità…….che manca tra gli umani visto che tanti umani vengono silenziati per quello che dicono…..
    Favorire i beni comuni e un grande rispetto per la biodiversità rimane purtroppo un sogno su larga scala vista la GOVERNANCE dei sistemi politici in genere nel mondo.
    Se parliamo poi dell’Italia è proprio un sogno….
    Come è stata applicata in concreto la Legge n. 124 del 14/2/1994 ?
    E’ stata applicata dappertutto?
    E come?
    Chiedetelo a chi ha perso il posto di lavoro nel PUBBLICO IMPIEGO per aver denunciato scempi ambientali….
    Di Mafia anche DI STATO si parla durante il FORUM ?
    Voglio essere sincera e lo dico con il massimo rispetto: tutto questo parlare di buoni propositi in tempi di GREEN PASS obbligatorio per poter tenersi stretto un lavoro mi sembra LUNARE…..
    Sono tempi in cui la BIODIVERSITA’ UMANA non è di moda……oppure l’essere umano non fa parte delle BIODIVERSITA’ ?

    17/09/2021
    Luigia Padalino
    Novara
    luigia.padalino.novara@gmail.com

  3. Sonia Nari 17 Settembre 2021 at 22:44 - Reply

    Un argomento che mi interessa molto

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