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Il primo Forum TRAMANDARE è stato avviato con la tematica “Pensiero sistemico, beni comuni e generazioni future” per rispondere ai dilemmi che traversano lo spirito di chi si impegna nella difesa dei beni comuni sui territori:qual è l’impatto dell’azione specifica o locale nella complessità del globale; quali alleanze o complementarietà cercare per assicurare l’evoluzione di un processo; quali nuovi elementi, conoscenze o funzioni integrare in una dinamica di sostenibilità nel lungo periodo; come diffondere poteri d’agire.

E questo perché la comprensione dei meccanismi che regolano l’interazione e attivano multidisciplinarietà e intelligenza collettiva, non è immediata. In più, il legame con le generazioni future comporta una dimensione trascendente. L’impegno per i beni comuni appare così come un nuovo paradigma guidato da due valori o concetti: l’interdipendenza e la protezione delle generazioni future, e da una etica che accetta l’invisibile come elemento della motivazione all’azione e alla creazione di conoscenza.

Il Forum ha iniziato con la definizione di pensiero sistemico di Pier Luigi Luisi, co-autore con F. Capra del libro “The Systems View of Life”[1]. Il pensiero sistemico è la risposta del secolo XX al meccanicismo dei filosofi della rivoluzione scientifica (secolo XVII), come Descartes e Newton. Essi consideravano la scienza “come un corpo organizzato di conoscenze acquisite attraverso un metodo particolare, il metodo scientifico[2]”. Fondato sull’applicazione di leggi della fisica, la chimica o di termini semplici, la procedura razionale, ha portato a quello che viene chiamato riduzionismo. Questo metodo -che sottintende una progressione lineare e inarrestabili della conoscenza- è stato contestato da Thomas Kuhn che ha introdotto il concetto di “paradigma scientifico”, definito come la costellazione di concetti, valori e tecniche condivisi dalla comunità scientifica per definire problemi e indicare soluzioni legittime. Per Kuhn, i quadri concettuali che delimitano la teoria scientifica possono subire cambiamenti radicali. Il “cambiamento di paradigma”, indica la trasformazione.  Mentre nel XVII i valori erano separati dai fatti, Kuhn sementisce questa fallacia, dimostrando che i fatti scientifici emergono da una costellazione di percezioni, valori e azioni umane.

F. Capra ha introdotto il concetto di paradigma sociale, per segnalare la costellazione di concetti, valori e percezioni condivisi da una comunità umana che influenzano la sua organizzazione. Per Luisi e Capra l’approccio sistemico cambia la visione del mondo come macchina, al mondo come rete, o come intreccio di interrelazioni che coadiuvano al funzionamento del corpo sociale.

Il pensiero sistemico risalta, dall’inizio del secolo XX, qualità come l’autorganizzazione, l’approccio olistico, le proprietà emergenti e quelle collettive, l’assenza di linearità.  Qualità indispensabili a generare vita e capire la peculiarità dell’azione e dell’intelligenza collettiva. Inoltre, conforta l’idea delle qualità distribuite, di pluralità dei centri dinamici e dunque del potenziale di funzionalità reciproche.  Queste qualità non si limitano ad una specie.

Oggi più che mai, l’interdipendenza tra specie (simbiosi), è indispensabili a generare vita.[3] La vita creata intorno ad una unica risorsa o specie, non dà garanzie di continuità.

Reti e azioni collettive implicano complementarità e potere equamente diffuso, mentre il mondo d’oggi alienala sua capacità d’agire nella comprensione dell’insieme. Povertà, inquinamento, insicurezza, eccessi, sfruttamento, migrazioni forzate, perdita della biodiversità, cambiamenti climatici indicano lo smarrimento dell’abilità di interpretare l’interconnessione. Questa anomalia umana, prodotto di visioni meccanicistiche e antropocentriche, si riflette tuttora in soluzioni puntuali, deleteriamente frammentate, e nell’affermazione della competizione come regolatore della riproduzione individuale e di una specie.

L’approccio sistemico offre un quadro per esaminare decisioni e azioni implicando una nuova etica. È l’apertura di spirito alla complessità che dà forma ad una etica dell’interdipendenza, della complementarità e della rete. Il pensiero sistemico fa sì che lo specifico, l’azione locale, abbia un’affinità con l’universale. E in questo quadro che il concetto di generazioni future, come lo scrive Michael Monterossi nel suo libro “L’orizzonte intergenerazionale del diritto civile”[4] ci proietta nell’effetto di lungo periodo di decisioni odierne. Perché difatti -dice Monterossi- non esiste risposta alla complessità in un orizzonte stretto e prossimo. C’è bisogno di un orizzonte plurimo. Egli ci invita ad accettare quelle parte d’invisibile che simultaneamente costituisce la nostra propria speranza.  Dato che la sfida di chi milita per i beni comuni è conservare le capacità generative delle risorse, l’orizzonte temporale delle scelte dannose o virtuose è insufficiente.

Ricondurre al presente il benessere delle generazioni future, attraverso principi come quello della precauzione, apre a dibattiti non solo sull’evoluzione della scienza giuridica, ma sul contenuto di categorie sociali ed economiche come “scelte” o“bisogni” che, nel nome del diritto dei presenti, originano danni perché innescate in un sistema che li sottrae all’essenziale. Concetti come sviluppo sostenibile si svuotano di senso se ignorano la necessità di radicalizzare scelte e bisogni, cioè di decidere su quelli prioritari in una dinamica di interdipendenza democratica e con la natura e di diritti reciproci.

E questo mi permette di passare all’elaborazione della conoscenza, che nel pensiero sistemico si colloca intorno a due polarità indissociabili, azione/riflessione e riflessione/azione. Chiamata enazione o enattivismo da Francisco Varela[5], asserisce il rifiuto del dualismo tra soggetto e oggetto, mente e mondo, aprendo alla comprensione dell’adattamento degli organismi e spiriti umani in rapporto con l’ambiente.  Sfida più che mai presente oggigiorno.

Nella prospettiva di difesa dei beni comuni, l’adattamento concerne pure le strutture di regolazione della società, cioè le istituzioni giuridiche. In questo senso la “simbiosi” di concetti tenuti separati in approcci fattuali, apre a elaborazioni sistemiche. Così, se “ecologia” è la scienza delle interazioni tra comunità di vita e il proprio ambiente (di cui il suo carattere multidisciplinare), e “diritto” corrisponde all’insieme di norme giuridiche che regolano campi specifici dell’azione umana, esplicitando poteri e facoltà, “l’ecologia del diritto” trasforma il paradigma del diritto come riconoscimento dell’individuo presente, della proprietà privata e dell’autorità dello stato, in paradigma di riconoscimento dell’interazione di comunità di vita, tutelando e dando voce alle generazioni future[6] e prevenendo prese di decisioni che non possono essere riviste. Le comunità di vita -per la propria azione- diventano creatrici di conoscenza e comportamenti collettivi da cristallizzare in istituzioni di protezione e riproduzione della vita .In questo senso, l’azione ecologica qualifica la riflessione e determina la morfologia delle strutture legali e viceversa, in un continuum generativo, piuttosto che nell’aridità del semplice fatto.

Finalmente, rimane la questione del potere. Qualche anno fa, durante un intervento su disegno sistemico, Humberto Maturana, uno dei padri del pensiero sistemico, parlava di “autonomia riflessiva”. Avevo interpretato il concetto come potere che incita a interagire. Ascoltando Sara Sessa, di Fridays for Future, presente a questo Forum, ho ripensato a questo concetto. L’autonomia riflessiva delle giovani generazioni punta a ribaltare modelli frammentati di responsabilità sulla vita e le risorse.  Una tale autonomia è incompatibile con interessi di breve periodo e approcci parziali. Al contrario, essa incita a inseguire orizzonti di lungo periodo, dove creatività di comunità di vita coesiste con riflessioni sulla globalità.

Il Forum si è svolto durante la seconda ondata di Covid 19. Questo primo incontro ha rappresentato la coscienza della alienazione fondata sul credo dell’assenza di interdipendenze e dell’urgenza di guardare al futuro della storia umana abdicando alla nozione lineare di progresso.

Gilda Farrell

[1] Capra, F., Luisi, P., The Systems View of Life, A Unifying Vision, Cambridge University Press, 2014

[2]Per descrizione delle tappe del metodo scientifico, vedere ibid, p. 2

[3]Vederea questo proposito,TsingLowenhaupt, A., Le champignon de la fin du monde. Sur la possibilitè de vivre dans les ruines du capitalisme, La Découverte, 2017.

[4] Monterossi, M., L’orizzonte intergenerazionale del diritto civile, Tutela, soggettività, azione. JURA, Temi e problemi del diritto, Edizioni ETS, 2020

[5] A questo proposito, vedere tra altri, Varela,F,, e Maturana H., , L’arbre de la connaissance : racines biologiques de la compréhension humaine, Paris, Addison-Wesley France, 1994; e Varela, F., Quel savoir pour l’éthique : Action, Sagesse et Cognition, 1996.

[6] Per un’elaborazione dettagliata del concetto « ecologia del diritto », vedere: Capra, F. e Mattei, U., The Ecology of Law Towards a Legal System in Tune with Nature and Community,  Berrett-Koelher Publishers, Inc, 2015

sintesi forum pensiero sistemico 17102020