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Agli Azionisti di Generazioni Future.

Carissimi Azionisti, la presente vale come candidatura alla Presidenza di Generazioni Future Società Cooperativa Intergenerazionale e come nota programmatica per il futuro della nostra organizzazione.

Ho speso molto tempo nei mesi scorsi a riflettere sul rapporto fra resistenza alla gestione pandemica in Italia e lotta per la difesa dei beni comuni. Si tratta di un punto fondamentale che sfugge ancora a molti, perché i dispositivi del capitalismo globale hanno, per così dire, cambiato marcia negli ultimi due anni producendo una impressionante accelerazione che ha finito per disorientare chiunque non fosse in ottima forma dal punto di vista critico. La forma critica e democratica, infatti, non è molto diversa da quella fisica. Senza esercizio faticoso e senza studio disciplinato, la si perde. 

Poiché le trasformazioni in senso autoritario e incostituzionale, quelle che trasformano un governo legittimo e democratico in un dispotismo autoritario e legittimato da fanatismo ideologico, non si annunciano espressamente ma si celano dietro una cacofonia intricatissima, comprenderne la natura non è facile. 

Diversi fra i nostri compagni di strada che avevano con noi dato vita al Comitato Rodotà non ci sono ancora riusciti, probabilmente perché il loro stato di forma è insufficiente, o perché la difficoltà e l’impegno democratico  sono risultati più forti di loro. Ci sono state dunque alcune decine di rinunce all’Azione, qualcuna molto dolorosa perché autorevole e molto impegnata in passato. Due fra le prime organizzazioni locali, quella di Roma e quella di Milano, caratterizzatesi politicamente in un’area di sinistra “liberal” arcobaleno, hanno deciso unilateralmente la secessione dalla Coop. Naturalmente non potranno più utilizzare la nostra denominazione ed il nostro marchio, che abbiamo registrato. Non sono purtroppo bastati i miei ripetuti tentativi di spiegare i chiari elementi di continuità fra la strategia di privatizzazione dei beni comuni materiali, intorno a cui era nato il Comitato Rodotà, e quella in corso, che riduce le persone a dati e informazioni sul corpo e sui suoi spostamenti, al fine di trarne profitto.

È evidente che il pensiero unico intorno al green pass e all’obbligo vaccinale spinge a spendere ogni risorsa pubblica che andrebbe dedicata a sanità di prossimità, scuola in sicurezza, trasporti pubblici non affollati, per acquistare farmaci da multinazionali corrotte, utilizzando strategie di ricatto e violenza legalizzata contrarie alla lettera e allo spirito della Costituzione e del nostro Statuto.

La sfera dei beni comuni, così ridotti a merci, non si colloca più nella dimensione materiale dell’avere, ma in quella ineffabile dell’essere, della dignità e della personalità. In ballo è il bene comune privacy nella sua accezione più profonda e risalente ai Warren e Brandeis di “right to be left alone”, del diritto di essere lasciati in pace. L’autodeterminazione sul corpo costituisce la limitazione alla sfera in cui lo Stato può comportarsi da padrone. Un tema centrale del laicismo. Tutele fondamentali dell’essere persona, peraltro carissime al nostro Stefano Rodotà, che se non rivendicate politicamente nel senso della resistenza a questa metamorfosi del capitalismo neoliberale guidata dalla sorveglianza, rendono inutile e perfino grottesca la lotta per i beni comuni. È lo stesso potere che con Monti ha massacrato tutti i diritti sociali che oggi con Draghi attacca quelli di prima generazione. E infatti tutte le politiche sono in continuità: dalla privatizzazione dell’acqua all’aziendalizzazione della scuola, dalla gestione delle spiagge alle grandi opere, dal ricatto del lavoro a quello dell’istruzione. Solo con aumentata virulenza e senza una critica da parte di molti di quanti soprattutto a “sinistra”, in scarsa forma critica, cascano nel trappolone mediatico sui NO VAX.  A che pro pennellare di verde il discorso politico se accettiamo di consegnare alle generazioni future un’organizzazione sociale fondata sul ricatto e sull’ostracismo nei confronti di chi dissente rispetto al potere scientista dei suoi sacerdoti? 

Esistono condizioni minime di praticabilità della politica democratica che Generazioni Future deve difendere, anche a costo di perdere qualche azionista o qualche componente benpensante del vecchio comitato scientifico. Ne sono arrivati molti altri, più numerosi e non meno autorevoli.

In questi ultimi due anni siamo stati estremamente coerenti con la nostra vocazione, quella di costruire prima di tutto una cittadinanza attiva e consapevole, critica e impegnata, generosa e con la schiena dritta, colta e dialogante, capace di trovare, nell’impegno solidale e politicamente maturo, un senso della propria vita. Come ai tempi del referendum sull’acqua, questa cittadinanza non può più accettare di esser divisa da fasulle contrapposizioni novecentesche (vi ricordate a sinistra gli ecodem?). Dobbiamo recuperare uno spazio di agibilità politica per tutti. Uno spazio nel quale potremo nuovamente dividerci, un bene comune che il dispotismo occidentale, conclamatosi in Italia, vuole completamente chiuso. La difesa delle fondamenta della democrazia e della Costituzione precede ogni altro impegno. Si possono difendere i diritti di seconda generazione solamente quando sono protetti davvero, in modo coerente e nell’interesse di tutti, quelli classici di prima generazione. La lotta per i beni comuni e per l’ecologia senza critica e resistenza radicale alle metamorfosi del neoliberismo è purtroppo green washing da salotti borghesi. 

Generazioni Future sta facendo un lavoro enorme per mantenere il discorso sui beni comuni  rilevante politicamente, respingendone ogni cooptazione, senza abbandonare alcuna battaglia più classica (acqua, grandi opere, privatizzazioni demanio, emissioni inquinanti…), ma dandosi priorità politiche chiare. Siamo abituati a guardare sempre in modo critico perfino cambiamenti cosmetici che oggi inseriscono la nostra denominazione sociale in Costituzione (vedi nuovo Art.9), se ciò viene fatto con lo stesso spirito neoliberale e le stesse forze politiche che subito dopo il Referendum sull’acqua bene comune vi inserirono il pareggio di bilancio. Siamo preoccupati, in questa temperie culturale in cui perfino la lettera dell’Art.32, con il suo chiarissimo paletto figlio di Norimberga, è stravolta. Un ossimoro vago come sviluppo sostenibile, inserito nell’Art. 41 Costituzione potrebbe divenire uno strumento in più nelle mani del potere per mettere in ginocchio l’economia del nostro paese. Occorre esserne consapevoli, senza estremismi, ma lavorando da subito alla costruzione dei necessari anticorpi politici e culturali affinché in nome dello sviluppo sostenibile non si proceda verso regressioni ecofasciste.  

C’è bisogno di tempo perché questa nostra critica intransigente e competente venga compresa da tanti. E questo tempo voglio dedicarlo ad un lavoro non solo da teorico (il mio libro in cui cerco di documentare l’economia politica di questa fase uscirà tra un mese esatto, dopo l’Assemblea) ma anche pratico. Ed è per questo che, resistendo a una tentazione forte di rinchiudermi nel privilegio della riflessione accademica, vorrei restare ancora per un po’ alla guida di Generazioni Future.

Credo che con grande fatica l’incubazione sia finita. Siamo cresciuti numericamente. Ci siamo resi visibili a livello nazionale. Stiamo faticosamente dando vita ad articolazioni locali. Ci siamo caratterizzati come luogo di incubazione istituzionale e di supporto per iniziative più ampie di noi ma collegate con la nostra ragione sociale ed informate alla nostra visione del mondo. Alcune iniziative, nel campo dell’alfabetizzazione olistica, di assoluto prestigio, come la Commissione Dubbio e Precauzione, Generazioni Future le ha “adottate” in modo semipermanente. Altre, di natura maggiormente politica, come Futura per i beni comuni – lista civica che ha inaugurato la modalità del caucus popolare di partecipazione alle comunali di Torino –, sono rimaste esperienze a noi contigue ma che non hanno assorbito alcuna nostra energia, ma anzi ce ne hanno data di nuova. Altre ancora, come l’ Osservatorio Permanente sulla Legalità Costituzionale e ora il Comitato di Liberazione Nazionale, hanno trovato nella nostra infrastrutturazione un importante incubatore che ne ha consentito la nascita ed un primo sviluppo per divenire, con i tempi necessari a non implodere, luoghi autonomi di un’elaborazione politica coerente con la nostra impostazione ed il nostro stile. Generazioni Future ha inoltre contribuito a dar vita alla rete Communia, che a sua volta ha trovato in noi un generoso incubatore, e con la quale, pur con le cautele politiche rese necessarie dall’amplio pluralismo della sua composizione (valore in cui crediamo), porteremo avanti quanto compatibile con la nostra autonomia in modo convinto e leale. 

Tutto questo impegno per lanciare questo nostro modo coraggioso e alto di fare Politica deve ora essere accompagnato dal pieno sviluppo di Generazione Future come soggetto economico, essenziale nell’invenzione di una nuova economia politica, genuinamente alternativa al neoliberismo. Nei prossimi mesi, terminata l’infrastrutturazione, il nuovo cda che andrà insediandosi, si dedicherà primariamente a questo impegno. Esso, secondo il nuovo Statuto, comprenderà i membri della segreteria politica eletti nel “listino” del Presidente, più un numero di eletti fino ad altri sei da parte della nostra Assemblea. 

Se sarò confermato, insieme renderemo Generazioni Future un vero esempio operativo di cooperazione intergenerazionale. Lo faremo all’interno della nostra struttura, che dobbiamo far divenire sempre più solida e autenticamente partecipata. Ma lo faremo anche stimolando ogni occasione di costruzione di reti economiche di mutuo soccorso, essenziali per contrastare la spietata azione anticostituzionale del neoliberismo, che rende il lavoro sempre meno un luogo di emancipazione e sempre più un luogo di ricatto. 

Il lavoro politico da svolgere è enorme e non è nel mio stile fare promesse. Posso solo dire che non ritengo ancora esaurito il mio ruolo di sintesi fra sensibilità politiche diverse né il lavoro di consolidazione istituzionale necessario per consentirmi un passo indietro convinto.  Appena pronto, ed il prima possibile, diventerò un semplice azionista. In ogni caso, che io sia riconfermato o meno nell’Assemblea del 19, non svilupperò mai alcun risentimento, se la strada che la Cooperativa vorrà intraprendere sarà diversa da quella che spero.  Indicherò, in tempi brevi, la squadra (tre donne e due uomini) che darà vita alla nuova segreteria politica con le responsabilità per i diversi dipartimenti.

Mi auguro che emerga in vista di questa assemblea una dialettica vera che porti all’emersione di nuove energie per questo nostro cammino. Chiudo con una nota di soddisfazione e gratitudine. Ho ottenuto infatti la disponibilità formale di tre giuristi di alto profilo ed indomito impegno, per costituire il primo nucleo del nuovo Comitato Garanti, che l’ Assemblea dovrà eleggere su proposta del cda. Essi sono i professori Pasquale de Sena, Ordinario di Diritto Internazionale dell’Università di Palermo, Sergio Foa, Ordinario di Diritto Amministrativo dell’Università di Torino, e Veronica Dini, Avvocato Cassazionista del Foro di Milano. Saranno loro che, ai sensi dello Statuto, potranno cooptare fino a quattro altri componenti, valorizzando le indicazioni di ulteriori nomi, dotati dei requisiti di giudice costituzionale, che dovessero essere votati in Assemblea.

Colgo l’occasione per augurare a tutti i soci un buon lavoro e a stimolare tutti a far conoscere Generazioni Future, al fine di accrescere la nostra base azionaria.

 

In solidarietà

Ugo Mattei 

 

          

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  1. Francesco 19 Febbraio 2022 at 23:55 - Reply

    Mi piacerebbe leggere lo statuto, non ho trovato pubblicazione sul sito, suggerisco di rendere pubblici i documenti ufficiali che servono a coloro che vorranno sostenere, come me, gli sforzi che la cooperativa sta compiendo. Grazie e buon lavoro.

    • george 21 Febbraio 2022 at 21:11 - Reply

      Se clicca in alto su ‘Chi siamo’ può leggere lì lo statuto.

  2. dott. Ramingo 20 Febbraio 2022 at 15:04 - Reply

    Ringrazio Mattei per aver parafrasato (pertinemente) un mio intervento su queste pagine: “A che pro pennellare di verde il discorso politico se accettiamo di consegnare alle generazioni future un’organizzazione sociale fondata sul ricatto e sull’ostracismo nei confronti di chi dissente rispetto al potere scientista dei suoi sacerdoti?”.
    E altrettanto ringrazio per escludere dal pur a tutt’ora di fatto inesistente CLN coloro che pronamente consegnano le braccia altrui alla siringa “ecofascista” (ovvero tutti eternamente sani e belli, rettorianamente direi – “splendido splendente” – a disquisire di come rendere ecocompatibili gli escrementi geneticamente modificati prodotti dai corpi esavaccinati).
    Ed infine ringrazio per l’appello a Norimberga, che resta però inutile se non si invade (da CLN) la sede competente delle Corti dei Diritti dell’Uomo, e in fretta (visto che tra breve sarò l’unico italiano non vaccinato, e non potrò riprodurmi a catena di montaggio – letterale – per protrarre il gene originario).

  3. Valeria Dalla Bona 21 Febbraio 2022 at 00:59 - Reply

    Signor Ramingo, questo è il suo ennesimo commento in stile beffardo e non troppo velatamente ostile. Se il professor Mattei ha ritenuto di utilizzare una delle pochissime frasi sensate e giuste che lei ha scritto, evidentemente non sarebbe cosa che può e debba offendere o colpire negativamente nessuno! È anche naturale che i nostri interventi possano essere fonte di utili spunti per un successivo ragionamento che viene poi posto proficuamente all’attenzione di tutte le persone genuinamente interessate. Lei non ha mai avuto nemmeno il coraggio di presentarsi con il suo vero nome e tutto ciò che scrive è intriso di delirante egocentrismo e di tentativi di denigrazione e screditamento nei confronti di chi lavora davvero ogni giorno per il bene comune, rinunciando a protagonismi dannosi e oramai anche nauseabondi. Signor Ramingo, speriamo di poterla finalmente e definitivamente salutare!

    • MARIO 21 Febbraio 2022 at 12:13 - Reply

      Buongiorno gentile signora Valeria,
      era da un po’ che non tornavo su questo sito. Mi ero riproposto l’astensione da qualsiasi commento riguardo
      all’evoluzione della posizione politica del Prof. Mattei. Però, nel leggere questo Suo intervento, sono rimasto
      a dir poco stupito.
      Concordo con Lei che l’utente Dott. Ramingo spesso si esprima con modalità “surrealistiche” ma non posso
      non segnalare che nel merito detto utente pone delle questioni molto, ma molto, serie.
      Con quale coraggio si possono scrivere le critiche che Lei muove a “Ramingo”?
      Troppo facile e troppo comodo.
      Non si può far finta che non sia stato detto, scritto, fatto alcunchè, che il Prof. Mattei abbia assunto e promosso
      un preciso agire politico.
      Non Le pare che dopo aver lanciato appelli alla mobilitazione neo-resistenziale, dopo essersi espressi in piazza
      con una durezza quasi incredibile, richiamandosi alla figura di Duccio Galimberti, sarebbe per lo meno opportuno un intervento chiarificatore?
      O dobbiamo forse pensare che il Prof. Mattei e il suo entourage abbiano lanciato proclami tanto gravi, sia sul piano accademico che su quello politico, al solo fine di protagonismo televisivo?
      Oppure, forse, a soli fini organizzativi interni alla coop. Generazioni Future?
      Anche se poste in modo “stravagante” (ma del resto quanti commenti simili, pro e contro, abbiamo letto qui e altrove)
      le domande di Ramingo son le domande di tutti coloro che hanno scelto quale criterio ispiratore delle proprie
      valutazioni politiche, di questi ultimi due anni, quello del “Dubbio e Precauzione”.
      Allora, alla luce della recentissima evoluzione politica di questo sito (perchè il nocciolo di tutta la questione emergenziale in Italia è divenuta solo politica) mi chiedo:
      Ma non è che alla fine aveva ragione la figlia del Prof. Rodotà?

      • dott. Ramingo 21 Febbraio 2022 at 16:00 - Reply

        Ringrazio entrambi, Valeria e Mario, la prima per avere comunque annotato la mia esistenza (e sappia che il mio stile satirico è benevolo verso chi promulga sani ideali, e che troverei invece soltanto inutilmente rococò un atteggiamento diverso, in un contesto storico della assoluta GRAVITA’ attuale, e parlando – come perfettamente annota Mario – dell’aver scomodato CLN e Galimberti da parte del da me stimatissimo prof. Mattei, senza poi al momento attuare alcunché di diverso dall’opinionismo, certamente puntuto e totalmente superiore a quello altrui, ma sterile in una fase in cui l’attacco all’Umanità intera è di proporzioni storiche inedite e potenzialmente annichilenti l’intera Specie).
        La mia identità, di CLN parlando, se svelata pubblicamente sul sito fondante la Resistenza sarebbe pari al consegnarsi alla Gestapo da soli, e se non afferra ciò dovrebbe accorgersi di quanto sottolinea Mario, ricordando che non sono qui a “disturbare” bensì a (citando Mattei che cita Gaber) partecipare (e stimolare) da Partigiano già in lotta attiva da molto prima la salita ai monti (non “discesa in campo”) del General Mattei.
        Se la partecipazione è disturbo, posso battermi da solo e da solo morire. Non sarei il primo della Storia. E i colpi del mortaio genetista si avvicinano al mio stupido corpo Naturale e alla mia stupida mente di dottore in Filosofia della Scienza (così rivelo parte dell’identità, e costringo i cacciatori di renitenti a una ricerca google su me stesso).
        Ironia, Valeria, come futile rimedio all’ulcera che mi porta via. Ma Lotta vera, la mia. Così spero di voi.

        A Valeria devo però ancora aggiungere: “Delirante egocentrismo” se lo poteva evitare. Mi eviti, il giorno che, io scendendo dai monti vittorioso o in salma, lei sullo scranno del giudice, ci dovessimo incrociare. Non ha capito nulla di quanto dicevo, e ha offeso una persona che ha dato l’intera vita alla coerenza, autoescludendosi da posizioni che avrebbero costretto a negare i propri rigorosi principi di Anarchico Malatestian-Stirneriano, differentemente da “entristi” e fariseismi vari e assai molteplici. Ora venghino, venghino pure i repressori a togliermi di mezzo, riconoscendomi dagli indizi che per risponderle ho tracciato, mentre lei, Valeria, non mi ha saputo riconoscere, umano tra gli umani.

      • Valeria Dalla Bona 21 Febbraio 2022 at 17:21 - Reply

        Nel rispondere al suo intervento le dico subito che anche lei si presenta, come il “”dott Ramingo””, senza alcuna chiara identità. Con il nome Mario ci sono in Italia, e non solo, centinaia e forse anche migliaia di persone. È troppo comodo allora le dico invece io, esprimere giudizi verso le ideologie e l’operato altrui senza mai “metterci la faccia”, nascondendosi dietro nomignoli che celano la reale identità e senza mai prendere posizioni certe assumendosene la responsabilità. Voi scrivete, scrivete e giudicate; ma la vostra identità rimane sempre occultata! Passando subito a parlare di chi ha ben altra sostanza ed elevatura morale, Il prof. Ugo Mattei, con il quale si può chiaramente anche essere in disaccordo, non credo proprio che abbia necessità di visibilità televisiva. È da tantissimi anni che lotta con perseveranza, passione vera e convinzione per la tutela di beni comuni CHE SONO ANCHE I SUOI SIGNOR MARIO. E nel momento in cui si è arrivati a ledere, in modo così grave che neanche una emergenza sanitaria può giustificare, i diritti e la dignità dei cittadini e di centinaia di migliaia di lavoratori, di studenti etc., il prof. Ugo Mattei non si è tirato indietro nel suo impegno, nel quale rientra anche il suo ruolo di giurista e quindi di difensore dei principi costituzionali, sulla base dei quali e grazie ai quali ci siamo potuti permettere, nelle ultime tre/quattro generazioni dal dopoguerra, vite decorose e libere all’interno di un sistema democratico.
        Un’evoluzione, anche di natura politica, all’interno della Cooperativa Generazioni Future non ha niente di straordinario o di antitetico rispetto alle originarie tematiche e agli originari obiettivi, che erano anche chiaramente quelli del precedente Comitato Rodota’. Difatti il prof. Mattei spiega molto bene, nella sua pubblica E FIRMATA dichiarazione, che la difesa dei beni comuni presuppone che ci sia alla base la presenza certa ed il rispetto del bene essenziale PRINCIPE, ossia la libertà, dignità, autodeterminazione sul proprio corpo, tutte cose importantissime che si davano oramai per scontate e che invece sono venute a mancare! Quindi è chiaro che stiamo parlando ora della urgente necessità della difesa di beni comuni fondamentali di prima generazione, ossia delle generazioni di cittadini attualmente in vita. Sarebbe vile se l’impegno di tanti anni assunto dal Comitato prima e dalla Cooperativa poi, venisse meno proprio ora, in un momento così palesemente critico per la sopravvivenza del nostro ordine democratico. È difficile comprendere come le menti di tantissimi cittadini autorevoli o meno abbiano subito, evidentemente nel tempo, uno stato di disattenzione mentale e di incapacità critica tali da non rendersi conto della deriva totalitaria nella quale stiamo scivolando, che nella sostanza assomiglia invece tanto a situazioni di un passato non poi così lontano. In ogni caso, mettendoci la faccia ed assumendosene responsabilità e conseguenze, si può ancora esternare civilmente quel che si pensa! Ancora per ora. Tutto il resto sono solo chiacchiere e spesso cattiverie lanciate da ” entità sconosciute e appunto senza identità”.
        Per quanto riguarda le dichiarazioni della figlia dell’illustre prof. Stefano Rodota’, che lei cita nel suo intervento, non possono essere, ed è normale che non lo siano, espressione identica e fedele di quel che, essendo ora in vita, avrebbe dichiarato il prof. Rodata’, con il quale Ugo Mattei ha lavorato fianco a fianco per molti anni, condividendo appunto gli stessi ideali e la stessa visione del diritto costituzionale. La sua citazione sulla figlia del prof. Rodota’ non ha alcun senso se non quello di aggiungere altro discredito. Tanto più che il prof. Mattei ne ha rispettato comunque la volontà, eliminando il nominativo che era sempre stato presente, evitando anche così di alimentare nuove polemiche. Che non mancano però mai di arrivare, e sempre o quasi sempre dagli anonimi. La saluto.
        Valeria Dalla Bona

        • dott. Ramingo 21 Febbraio 2022 at 19:52 - Reply

          Valeria il sito ha la mia email, che bisogna inserire per intervenire, dunque la mia “anonimia” non è tale (se in questi mesi la Cooperativa avesse voluto contattarmi e conoscermi…). Vengo invece radiato ancora prima di entrare, e Lei nemmeno ha letto quanto dicevo. Spero lo legga il prof. Mattei con altro tipo di attenzione e taglio, Dagli amici mi guardi Iddio, a questo punto dovendo pur credere a qualcuno. I nemici li combatterò solo, come ho sempre fatto, con responsabilità prese sempre, e a livelli che lei neppure immagina. O magari farò una cellula partigiana con Mario, che almeno è in grado di discernere l’intenzione da Lei vista (patologicamente?) come “polemica” e “attacco”.

        • MARIO 22 Febbraio 2022 at 12:03 - Reply

          Buongiorno,
          “È difficile comprendere come le menti di tantissimi cittadini autorevoli o meno abbiano subito,
          evidentemente nel tempo, uno stato di disattenzione mentale e di incapacità critica tali da non
          rendersi conto della deriva totalitaria nella quale stiamo scivolando, che nella sostanza assomiglia
          invece tanto a situazioni di un passato non poi così lontano.”
          Sono pienamente convinto della Sua capacità intellettuale e quindi davanti ad una ostinata e reiterata
          volontà di sviare il discorso non posso non pensare ad una precisa scelta da parte Sua.
          Non è che Lei non comprende, non vuol proprio intendere.
          Le parole scritte hanno un loro preciso significato e se si lanciano appelli alla mobilitazione popolare
          non ci si può poi tirare indietro facendo finta di niente.
          Posto che la Sua affermazione qui citata corrisponda al vero non può prendersela con coloro che s’interrogano sulla necessità del “Che fare?”.
          In quanto all’anonimato, oltre ad averLe già risposto qui sotto Dott. Ramingo, le faccio notare ancora una
          volta che proprio la deriva totalitaria da Lei evocata giustificherebbe di per se stessa l’uso di nickname.
          Del resto… “Duccio” Galimberti non si chiamava certo Duccio così come “Visone” Pesce si chiamava Giovanni.
          Mi convinco sempre più che il tweet della Rodotà abbia colpito nel segno.
          Cordiali saluti, nhee!

        • Scarta Bagat 1 Marzo 2022 at 19:44 - Reply

          Le risponde un altro anonimo riassumendo il manifesto di un dei più famosi siti complottisti esistenti, son convjnto che anche il dott. Ramingo condivida questo concetto:
          L’anonimato è uno scudo contro la tirannia della maggioranza protegge gli individui impopolari dalle ritorsioni – e le loro idee dalla repressione – per mano di una società intollerante.
          Mantenere anonima la paternità sposta il ​​focus della discussione sul contenuto del discorso e lontano dall’oratore, come dovrebbe essere. credo non solo che dovrebbe sentirsi a suo agio con i discorsi anonimi in un tale ambiente, ma che dovrebbe essere sospettosa di qualsiasi discorso che non lo sia.

          • dott. Ramingo 2 Marzo 2022 at 15:48

            Grazie.
            Ricordiamo che il ventilato iniziale entusiasmo (metà anni ’90) per la “internet libera” verteva proprio sull’anonimato.
            Seguito poi invece (essendo la Rete un “regalo” dei militari yankees…) sia dal tracciamento istituzionale (commerciale, politico, repressivo), sia dall’autotracciamento (i social, fb, i post con quello che stai mangiando in quel momento, la posizione inviata su whatsapp, questo sito stesso, eccetera).
            Per difendersi dall’Ordine Autoritario Mondiale (sanitario, nucleare, ciò che sia sia) solo una estrema colta scaltra arguzie può tornare (minimamente, ahinoi Scarta Bagat) utile. E codesta qualità non è ereditaria né facilmente insegnabile. Tanto meno a chi non vuol sentire.

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