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I beni comuni esprimono utilità funzionali all’ esercizio dei diritti fondamentali della persona, vanno collocati fuori mercato e gestiti anche nell’interesse delle Generazioni Future.

Si tratta della celebre definizione che la Commissione Rodotà, di cui fui vicepresidente nel 2007, ha regalato alla cultura giuridica e alla giurisprudenza italiana, senza riuscire tuttavia a divenire mai legge. La riforma dell’ Art 9 Costituzione è stata sicuramente una pelosa opera Draghista di “green washing”, ma ha fatto atterrare le “future generazioni” addirittura fra i principi fondamentali della Costituzione: nel loro interesse vanno governati l’ ambiente e gli ecosistemi. Serve sfruttare questo appiglio.
È ben chiaro ai giuristi che un testo costituzionale, a dispetto della sua sovraordinazione formale, è ben meno capace di mordere concretamente rispetto al Codice Civile. Ciò spiega perché il progetto Rodotà non è mai stato neppure vicino a diventare Legge, nonostante la pressione dal basso generata dall’ iniziativa popolare del 2018 e ancor prima dal referendum del 2011 sull’ acqua.
In effetti, se mai i beni comuni, “oltre il pubblico e il privato”, si fossero collocati al centro del sistema tecnico-giuridico innervando il libro terzo del Codice dedicato alla proprietà tanto privata quanto pubblica, si sarebbe potuto affrontare in modo ben altrimenti pregnante la discussione messa drammaticamente all’ ordine del giorno dai più recenti scandali del capitalismo rapace italiano. Infatti, tanto la rendita fondiaria (pubblica o privata) responsabile dell’ esclusione dalla città delle fasce più deboli (gli studenti delle tende non sono che la colorata punta dell’ iceberg di un problema risalente almeno alle “mani sulla città”), quanto il territorio oggetto dell’ assassina mala-gestione emersa in questi giorni nella piddina Emilia Romagna, sono beni comuni. Tanto il territorio su cui sorgono le nostre città quanto quello extraurbano, montano, boschivo o collinare che sia, non possono sopportare a lungo di essere gestiti con la logica della rendita, della speculazione e del profitto di breve periodo. Essi vanno collocati fuori mercato e governati nell’ interesse delle generazioni future, se si vogliono evitare gli esiti tragici emersi in questi giorni.
Ciò non significa abolire la proprietà privata né quella pubblica come strumenti di sviluppo (autentico) e cura del territorio. Significa piuttosto togliere al titolare (pubblico o privato) la capacità di assorbire il valore dovuto all’ attività comune, (non sono il proprietario o l’ amministratore pubblico che devono beneficiare in logica estrattiva quanto generato dalla creatività urbana collettiva che attira le persone nelle grandi città). Significa altresì impedire l’ assorbimento dei benefici, scaricando i costi sulla collettività come avviene con l’incuria e la mala-gestione del territorio rurale. Le soluzioni giuridiche volte a socializzare la rendita esistono, basterebbe avere una sinistra che, invece di trastullarsi col politically correct, facesse il suo mestiere.
Servono istituzioni giuridiche partecipative e generative, non escludenti ed estrattive, se si vogliono governare questi fondamentali beni comuni nell’ interesse delle generazioni future.
Il cordoglio alle vittime del capitalismo dei disastri non si manifesta con vuoti attestati di solidarietà, ma con l’ impegno continuo e militante nello studio e nella pratica delle alternative istituzionali e della loro implementazione, da parte di una cittadinanza vigile e attiva che rifiuta di farsi tramutare un un branco di beceri consumatori o ancora peggio di farsi ingannare da politici senza scrupoli, pronti a manipolare sentimenti e passioni.

Ugo Mattei

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  1. dottor Ramingo 24 Maggio 2023 at 14:00 - Reply

    “La logica della rendita”…
    Rendiamo indietro la cittadinanza, torniamo Liberi Individui fraternamente coesistenti.

    Grazie professor Mattei, sempre preciso e etico.

  2. Aldo Frojo 26 Maggio 2023 at 14:55 - Reply

    .. ovvero l’anarchia , dove regna la legge del piu forte. Si svegli dott. Ramonco e si tolga gli occhiali blu di messora..

    A proposito , ha tempo fino a martedi per intestargli casa, si sbrighi Lei che è cosi furbo!

    • dottor Ramingo 27 Maggio 2023 at 12:36 - Reply

      La Legge è (bastarda) più forte, della Giustizia, è più forte, con la violenza armata in divisa, è più forte.
      Ma la Giustizia interiore degli individui (l’Anarchia) travalica anche le stragi subite, perché è Natura Umana.
      Mentre lei, Aldo, è solo ennessima capra capra capra (chiedo scusa alla nobilissima bestia).

      Messora non vale una messa (a cui non vado comunque), e io disprezzo tanto lei quanto i non-bio blu quanto ogni altro Capitalista, non ha capito proprio nulla di me, e del Tutto, meschino servo che è.

      • dottor Ramingo 27 Maggio 2023 at 12:38 - Reply

        nel mio precedente intervento c’è una s di troppo, e anche un aldo di troppo: visto tutto? dimenticare! (cit. Andrea Pazienza)

  3. laura 5 Giugno 2023 at 16:08 - Reply

    ….nulla succede per caso!
    Non solo per la trascuratezza, ma anche perchè dobbiamo prendere le “tramvate” sul naso per capire, NOI esseri dotati di intelletto .
    Grazie Professor Mattei di avercelo ricordato.

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