Ai primi di dicembre l’acqua, risorsa naturale preziosissima e imprescindibile, è stata quotata a Wall Street, come si fa con l’oro o il petrolio (peccato che quegli altri beni non si bevano e non siano indispensabili per la sopravvivenza).

Secondo uno studio recente montagne e ghiacciai di tutto il mondo non riescono più a immagazzinare l’acqua per colpa della crisi climatica, e questo porterà inevitabilmente a una crisi idrica planetaria. Si è stimato che circa 2 miliardi di persone moriranno di sete nei prossimi anni. Chi ha quotato l’acqua in Borsa conosce benissimo queste stime e volontariamente è pronta a speculare su un bene che diventerà sempre più difficilmente reperibile. 

Come se non bastasse, la quotazione in Borsa dell’acqua è avvenuta grazie al beneplacito del Fondo Monetario Internazionale, della Banca Mondiale e dell’Unione Europea, istituzioni che lo considerano evidentemente un bene da dare senza remore in mano ai privati invece che una risorsa da proteggere e tutelare a beneficio dei cittadini.

E in Italia? Nel nostro Paese dovremmo teoricamente dormire sonni tranquilli, visto che con un partecipatissimo referendum nel 2011 l’acqua è stata dichiarata un bene comune pubblico da non privatizzare, ma il referendum non è mai stato trasformato in legge. Un tradimento inammissibile della volontà dei cittadini.

L’acqua è in vendita da molto tempo. Basta osservare l’accaparramento delle multinazionali delle bevande per capire la portata del fenomeno. L’acqua oggi è violentata, vilipesa. E, alla stregua di un prodotto per la vendita, è diventato motivo di conquiste, guerre, fughe.

Il nostro Presidente Ugo Mattei, in una recente intervista, ci ricorda che «l’articolo 43 della nostra Costituzione prevede che gli interessi monopolistici nel settore energetico “di prevalente interesse nazionale” possano essere governati da comitati di utenti di lavoratori in un sistema di pubblicizzazione slegato dalla rappresentanza politica e burocratica e dunque possano essere affidati a chi (azionisti – utenti e lavoratori) intenda prendersene cura.

E, infatti, quando dal 2011 al 2014 Mattei fu presidente dell’Acquedotto di Napoli, sulla base dell’articolo sopra citato le cose funzionarono in modo molto diverso.
«A Napoli – spiega Mattei – includemmo nel consiglio di amministrazione di AbcN (Acqua bene comune Napoli) tutti gli “attori” possibili. Creammo un piccolo “Parlamento dell’acqua”: una strategia importante, unica e tesa a far sì che l’acqua bene comune fosse gestita direttamente dalla comunità di utenti».

Un’esperienza unica e sui generis, un’attività comunitaria da prendere a modello, che il nostro Vicepresidente Alberto Lucarelli racconta magnificamente nel post Da Cochabamba a Napoli – Il lungo viaggio dell’acqua bene comune.

«A giugno del 2011, mese in cui i cittadini furono chiamati al voto per esprimersi in merito all’abrogazione, o meno, della legge sulle privatizzazioni. Successe un fatto incredibile, capitato soltanto nel 1974 in occasione del referendum sul divorzio: 27 milioni di cittadini votarono contro le privatizzazioni, e in maniera chiara chiusero le porte alla gestione privatistica delle multinazionali.

Lo stesso giorno, ovvero il 13 giugno del 2011, dopo essere stato eletto Consigliere del Comune di Napoli, fui nominato Assessore ai Beni Comuni e all’Acqua Pubblica. Il 16 giugno, ovvero 3 giorni dopo, feci già deliberare dalla Giunta la volontà di trasformare a Napoli la società per azioni ARIN, che gestiva l’acqua, in un’azienda speciale denominata ABC, Acqua Bene Comune. Il processo di trasformazione si concluse qualche mese dopo e Napoli fu la prima città ad attuare il referendum. Questo successo va ancora oggi difeso, in quanto al livello nazionale il Parlamento non è ancora riuscito ad approvare una legge sull’acqua bene comune».

Difendiamo la decisione referendaria. Gestire l’acqua in modo non privatistico è necessario e possibile ed è già stato fatto egregiamente.

L’acqua dev’essere condivisa, dev’essere resa abbondante, dev’essere pulita, dev’essere risparmiata, rispettata. Dev’essere valorizzata e disponibile per tutti.

Loro la quotano in Borsa. Noi lottiamo perché resti un Bene Comune

Guarda il video:

Clicca l’intervista integrale a Ugo Mattei :

Clicca la conversazione tra Alberto Lucarelli e Caroline von der Tann sull’Acqua bene comune

Clicca Acqua e finanza. Il nuovo business dei falchi di Wall Street 

Immagine: ©Alain Cancilleri
Grafica e montaggio video: ©Scheila Morganti

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  1. Luana⁰ Borri 18 Febbraio 2021 at 23:12 - Reply

    Sono d’accordo

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