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A tre anni dall’invasione dell’Ucraina e con l’avvio della fase negoziale del conflitto, il divieto europeo alle trasmissioni di Russia Today appare anacronistico e lesivo della libertà d’informazione. Introdotto come misura temporanea, oggi rischia di trasformarsi in censura permanente. Qualche giorno fa il rettore dell’Università di Torino ha revocato la concessione di un’aula destinata a un seminario di diritto internazionale sul conflitto Russia-Ucraina, all’interno del quale era prevista la proiezione e la discussione del documentario “Maidan, la strada verso la guerra”. A giustificazione di questa decisione, oltremodo irrituale, ha invocato l’applicazione di un regolamento europeo (il n. 350 del 2022) che vieta la radiodiffusione di contenuti di Russia Today, il canale televisivo russo che ha prodotto il documentario. Il docente organizzatore del seminario ha interpellato il Comitato di garanzia dell’università, ottenendone ragione, e ha successivamente presentato un ricorso urgente al TAR. Tuttavia, il tribunale ha respinto in via cautelare il ricorso con una motivazione singolare: poiché il film in questione non era un documentario pertinente alle tematiche giuridiche, bensì un prodotto della disinformazione russa, il divieto di proiezione non violava la libertà di insegnamento né rappresentava un danno per gli studenti. L’applicazione del regolamento europeo da parte del Rettore ha suscitato notevoli perplessità, almeno tra i giuristi, poiché il [...]